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In Svizzera per l’eutanasia, ma cambia idea: “Vivrà con la sua malattia”

“Il fatto che la persona abbia cambiato idea è la conferma di ciò che sosteniamo con la proposta di legge per l’eutanasia legale, depositata alla Camera nel 2013 e mai discussa”, così l’associazione Luca Coscioni parlando di un malato italiano che aveva deciso di porre fine alle sue sofferenze ma che poi ci ha ripensato.
A cura di Susanna Picone
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Gravemente malato, un italiano aveva deciso di andare in Svizzera per ottenere l’eutanasia. Aveva deciso, nel pieno delle proprie facoltà mentali, di scegliere e interrompere la fase terminale della propria malattia e l’associazione Luca Coscioni a inizio giugno aveva annunciato che avrebbe accompagnato il paziente. Paziente che però, all’ultimo momento, ci ha ripensato e ha deciso di non volere più l’eutanasia. Alla vigilia dell’appuntamento con la clinica in Svizzera “la persona che avremmo dovuto accompagnare per consentirle di ottenere l’eutanasia ci ha ripensato. Quella persona, gravemente malata, ha potuto consultarsi con medici specializzati in trattamenti di fine vita disposti ad aiutarla con la morte medicalmente assistita se questa fosse stata la sua scelta. Ha tuttavia scoperto da quelle stesse persone alternative per lei più valide e quindi continuerà a vivere con la sua malattia”, hanno fatto sapere Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Mina Welby e Gustavo Fraticelli, promotori della disobbedienza civile lanciata con il sito www.SosEutanasia.it.

“Il fatto che la persona abbia cambiato idea è la conferma di ciò che sosteniamo con la proposta di legge per l'eutanasia legale, depositata alla Camera nel 2013 e mai discussa”, così ancora l'associazione Coscioni. In una nota l’associazione ha sottolineato appunto la necessità di lasciar decidere il malato dandogli la possibilità di “inserirsi in un percorso fatto di medici e psicologi per richiedere il trattamento eutanasico”. Una possibilità che, secondo l’associazione, “può essere un valido deterrente a quella che avrebbe potuto diventare un'eutanasia clandestina, cioè un suicidio privato in casa”. Secondo i dati Istat in Italia nel 2010 il movente delle malattie fisiche e psichiche si attesta come la causa principale dei 3.048 suicidi con una percentuale del 46%. “A questo fenomeno sociale – ha sottolineato l'associazione – il Parlamento italiano non sta dando risposte da troppo tempo”.

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