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In Italia non si può criticare il decreto Minniti – Orlando: siamo a un passo dal reato di opinione

Mette i brividi la scena del poliziotto che a Roma, durante la manifestazione per la Giornata Mondiale del rifugiato, chiede al portavoce di Amnesty Riccardo Noury di dissociarsi dalle parole pronunciate da un manifestante contro il decreto Orlando-Minniti. Ma è anche una scena utile per tutti quelli che credono che uno Stato di Polizia possa essere una soluzione.
A cura di Giulio Cavalli
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Mette i brividi la scena ripresa da Simona Berterame per Fanpage.it durante il flash mobile organizzato da Amnesty International a Roma in occasione della giornata Mondiale del Rifugiato in cui un attivista viene identificato dopo essere intervenuto al microfono per scagliarsi contro il decreto Orlando-Minniti che ha "stretto" sui diritti dei rifugiati. Ma non turba solo il fatto che una persona venga identificata dalle forze dell'ordine in base a quello che dice (nel Paese in cui le blasfemie xenofobe di Salvini impegnano risorse di ordine pubblico per i suoi comizi) quanto la scena successiva in cui un funzionario delle forze dell'ordine chiede serenamente al portavoce di Amnesty International Riccardo Noury di "prendere le distanze" dalle dichiarazioni contro il decreto. Una scena da America Latina, un episodio che potrebbe stare benissimo in Corea o in qualche finta democrazia in giro per il mondo: un rappresentante dello Stato che verifica l'opinione di un cittadino, in piazza.

"Quindi lei si dissocia", dice l'agente a Noury. E dentro quella frase (che, badate bene, non è una domanda) c'è un imperativo strisciante che presume una colpa. Che non esiste. Essere contro un decreto di governo e manifestarlo nei modi e nei termini con cui le associazioni hanno organizzato la loro manifestazione in piazza a Roma non solo è lecito ma è sano. Una democrazia salda si costruisce sulla differenza di opinioni e nello scontro tra differenti tesi: che Roma (come è successo in molte città d'Italia) decida di alzare la voce lì dove vede un restringimento di diritti è un sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione. Ed è quello che scrive proprio Amnesty nel suo comunicato stampa: "Al termine dell’iniziativa sui diritti dei migranti e dei rifugiati, tenutasi a Roma il 20 giugno, a un attivista dell’organizzazione Resistenze meticce e al portavoce di Amnesty International Italia sono stati chiesti i documenti a scopo d’identificazione. Le ragioni parrebbero legate, nel primo caso, alle critiche espresse al decreto Minniti – Orlando e alla sua applicazione nella città di Roma; nel secondo, all’aver offerto il microfono per esprimerle. Gli interventi fatti nel corso dell’iniziativa rientrano in pieno nell’esercizio della libertà d’espressione e quanto è accaduto in seguito, nella misura in cui motivato dalle opinioni espresse da uno degli oratori, è del tutto ingiustificato".

Se c'è qualcosa da cui dissociarsi, in realtà, è proprio questo venticello da Stato di Polizia in cui per decreto (e in nome del decoro pubblico) le fragilità e le dissonanze vengono "tolte" dalle piazze per nascondere sotto al tappeto le falle di un sistema di accoglienza e integrazione (non solo dei rifugiati ma anche delle opinioni contrarie) che affronti il problema senza remore. Un video come questo, se riuscissimo a scrollarci di dosso tutte le paure e le insicurezze che quest'era terribile ci sta procurando, dovrebbe essere un campanello d'allarme per tutti i sinceramente democratici. Ma ci fa bene, anche, questo video. Ci fa bene e funziona perché è la risposta a chi insiste nel dire che "più sicurezza" debba per forza fare rima con "più polizia"; fa bene a chi darebbe mano libera allo Stato e alle forze dell'ordine per arrestare chiunque al primo sospetto, per una cronologia web oppure per una frase sbagliata detta nel momento sbagliato; fa bene a chi è convinto che "lasciare la mano libera" alle forze dell'ordine sia la strada migliore, convinto che tanto non toccherà mai a lui.

Il video dimostra che l'interpretazione delle leggi (e soprattutto il rispetto dei suoi confini) è qualcosa da maneggiare con cura e da tenere sempre sotto osservazione: le leggi le applicano gli uomini, sempre così fallaci (in tutte le loro vesti) e emozionali. Il problema non è "quel poliziotto" che stava svolgendo, con tutti i suoi errori, il proprio lavoro e che verrà valutato (appunto) secondo i regolamenti e le leggi: il problema è quando la forza diventa un feticcio da sventolare per rasserenare gli impauriti. Perché poi non si sa mai che pieghe prenda, la forza.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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