In Arabia Saudita giustiziato anche un principe, condannato a morte per omicidio
Boia di nuovo al lavoro in Arabia Saudita, uno dei Paesi in testa alla triste classifica della nazioni con più esecuzioni capitali al mondo. Questa volta ad essere giustiziato anche un principe appartenente alla vastissima famiglia reale saudita, Turki bin Saud al Kabir. L'uomo era stato condannato a morte per avere ucciso un giovane durante una rissa tre anni fa a Riad e nello stesso carcere della capitale saudita è stato giustiziato. A riferire l'esecuzione della pena capitale è stata la televisione panaraba Al Arabiya citando un annuncio dal ministero dell'Interno dell'Arabia Saudita che però non ha precisato le modalità.
Il ministero dell'Interno ha dichiarato che l'esecuzione avrebbe rassicurato i cittadini che il governo si è dimostrato "desideroso di preservare la sicurezza e ottenere giustizia" anche nel caso di membri della casa reale. La famiglia della vittima del resto aveva rifiutato il compenso economico che le sarebbe spettato se si fosse astenuta dal richiedere la pena di morte
"Il castigo legittimo è il destino per chiunque cerchi di aggredire persone innocenti e versare il loro sangue", ha annunciato la casa reale che già in passato ha visto ai piedi del boia suoi membri condannati alla pena di morte. Il caso più noto è quello del principe Faisal bin Musaid bin Abdulaziz, decapitato per avere assassinato il re Faisal. Nel Paese la decapitazione resta ancora una delle forme più usate per eseguire pene capitali. La maggioranza dei giustiziati è condannata per omicidio ma da tempo ormai la pratica si è estesa ad altri reati come avvenuto ad esempio nel gennaio scorso quando quasi 50 persone sono state messe a morte per "terrorismo" in un solo giorno.
