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Opinioni

Imu, lavoro, partite Iva: ai giovani le tasse non le tagliano mai

Matteo Renzi promette 4 miliardi per cancellare la tassa sulla prima casa. Ma i giovani una casa non la possiedono. Mentre quei soldi potrebbero servire ad aiutarli con l’affitto, le tasse, il lavoro.
A cura di Michele Azzu
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I giovani non ci sono. Nel grande disegno di Matteo Renzi per tagliare le tasse – Imu e Tasi sulla casa – i giovani non vengono neanche considerati. "Il prossimo anno tagliamo Tasi e Imu per tutti", ha annunciato Matteo Renzi, e per farlo saranno necessari circa 4 miliardi di euro. (Il che porta a pensare che non si tratti di un taglio "per tutti" ma solo sulla prima casa, terreni agricoli e industriali).

Che delusione: ancora con l'abolizione della tassa sulla casa? Come Berlusconi nel 2006? Ancora coi miliardi spesi per chi ha già qualcosa, anziché per i giovani colpiti dalla crisi, che non hanno casa, lavoro, né tutele sociali? Loro che hanno perso l'ingresso nel mercato del lavoro, che si ritrovano uno stipendio azzoppato, che pagano un tasso di disoccupazione fra i più alti d'Europa, al 40%. Loro che più di tutte le altre fascia di età sono a rischio povertà.

Per loro l'abolizione dell'Imu e della Tasi non significa nulla. Secondo l'Eurostat nei giovani fino 34 anni, due terzi vivono a casa dei genitori. Una media altissima: non riescono a comprare casa ma raramente si possono permettere di pagare un affitto. Ma la questione è più ampia, e non riguarda solo la casa. Ad esempio, se si vogliono "tagliare le tasse" perché non pensare per una volta alle partite Iva – almeno alla gestione separata dei precari, per cui il governo non ha fatto nulla (se non rimandare il già previsto aumento ulteriore dei contributi Inps).

Oppure, perché non investire una parte di quei 4 miliardi a ricostruire il progetto Garanzia Giovani, che mai in un anno di attività ha prodotto risultati per l'occupazione? Perché non dirottarne una parte ai centri per l'occupazione, appena riformati coi decreti del Jobs Act, per far si che finalmente inizino a funzionare? Sono tante le cose che si potrebbero fare con quei 4 miliardi per migliorare la vita dei giovani italiani, che una casa non ce l'hanno. Vediamone alcune.

I giovani e l'Imu

Si diceva, il taglio dell'Imu e della Tasi non andrà a interessare i giovani. Se è vero che circa il 69% degli italiani possiede una casa, tra questi i giovani sono meno del 4%, secondo l'Agenzia delle Entrate. Due giovani su tre – nella fascia dai 18 ai 34 anni – vive a casa dei genitori: è circa il doppio della media di Francia ed Inghilterra. Insomma, i giovani non riescono a comprare casa, vuoi gli stipendi bassi o l'impossibilità ad accedere a un mutuo, e difficilmente riescono a permettersi un affitto. Come spiega l'Eurofound è una tendenza in atto in tutta Europa.

D'altra parte se in altri paesi europei, come in Spagna, è uso comune per i giovani accedere ad aiuti per comprare la prima casa, o addirittura per l'affitto mensile, in Italia aiuti di questo tipo sono assenti o troppo complicati. La materia è regionale, è se in Toscana esiste una casella specifica per aiutare i giovani con l'affitto (si chiama GiovaniSì) nel resto d'Italia per accedere ad aiuti di questo tipo serve essere sposati, avere dei figli, essere praticamente sotto la soglia di povertà.

Il fondo statale per il muto della prima casa ha una dotazione di 650 milioni di euro. Ma anche qui, coppie e famiglie con figli hanno priorità. Le banche oppongono resistenza, sono poche quelle che aderiscono, ed è scomparso il tasso agevolato che c'era in precedenza. Quello che manca è considerare i primi mutui e gli aiuti all'affitto per i giovani in maniera sistemica, anziché bollare la questione come "elemosina". È così assurdo pensare che una parte di quei 4 miliardi potrebbe venire utilizzata per portarci al livello degli altri paesi europei, in cui i giovani possono tranquillamente lasciare casa dei genitori con un piccolo aiuto per l'affitto?

Il mezzo flop di Garanzia Giovani

E che differenza potrebbero fare 4 miliardi, o una parte di questi, per garantire un'occupazione ai giovani? Una bella differenza. Penso al flop del progetto europeo Garanzia Giovani: in 16 mesi di attività non si è visto un solo posto di lavoro prodotto da questo programma (e non è un problema solo italiano). Il problema era a monte: 16 miliardi per risolvere la disoccupazione giovanile in tutta Europa erano davvero pochi, così come il miliardo e mezzo dell'Italia da utilizzare in 5 anni.

Si è trattato, per il primo anno, di 200 milioni in sgravi fiscali destinati ai contratti di apprendistato, 200 milioni al servizio civile e 100 milioni per stage da 500 euro al mese. Davvero pochissimi soldi per sostenere l'occupazione dei 634.581 registrati (al netto delle cancellazioni), di cui a 155.761 è stata proposta una "misura", come riporta l'ultimo monitoraggio del Ministero del Lavoro. Cosa succederebbe se si dessero a questo programma fondi veri?

Che fare dei centri per l'impiego

La disoccupazione giovanile non è solo una questione di fondi. Ma riguarda anche le strutture. Nell'ultimo anno dei centri per l'impiego si è detto di tutto: sono poco finanziati, non funzionano, e in alcune regioni hanno troppi dipendenti (in Sicilia sono 1582 su un totale nazionale di 8713). A rimetterci, ovviamente, i giovani. E, infatti, buona parte della Garanzia Giovani ha coinvolto le agenzie del lavoro private, felici finalmente di potersi aggiudicare una fetta del programma con tirocini pagati dallo Stato.

Dei fondi insufficienti destinati a questi centri ha scritto l'Isfol: appena lo 0,03% del Pil nel 2011, un decimo della spesa di Germania e Regno Unito, quasi un ventesimo rispetto a quella della Danimarca. Ma tutto questo è stato appena riformato con gli ultimi decreti attuativi del Jobs Act, con cui nasce L'agenzia nazionale per l'impiego (ANPAL). Che dovrebbe prendere in mano anche la deludente Garanzia Giovani.

Riformare sul serio queste strutture potrebbe cambiare il destino di migliaia di giovani. Ma è già guerra sulle competenze fra Stato e Regioni. E poi, ancora i fondi: dei 5 miliardi per le politiche attive ai centri per l'impiego finora sono andati 450 milioni. Questa cifra deve cambiare sostanzialmente se si vuole creare strutture efficaci nel trovare ai giovani un lavoro adeguato e in tempi brevi.

Le partite Iva

Sarebbe davvero un miracolo, poi, se una parte di quei 4 miliardi venisse utilizzata per le partite Iva. La cancellazione del regime agevolato dei minimi, per i giovani, è stato davvero un brutto colpo per una categoria di precari che già soffre. L'aumento dei contributi Inps previsti per quest'anno è stato rimandato, ma non si sa per quanto a lungo.

Si dovrebbe tornare indietro, cancellare gli aumenti pesanti di contributi previsti dalla legge Fornero, e ripristinare il vecchio regime dei minimi per i giovani cancellato con la Legge di Stabilità. Il gettito Inps prodotto dalla categoria più precaria, quella della gestione separata, produce ogni anno attorno al miliardo e mezzo di euro. Ridurre questa pressione anche solo di un terzo, tappando il buco con parte dei 4 miliardi per cancellare l'Imu sarebbe davvero una boccata d'aria fresca per migliaia di giovani in difficoltà.

È vero, sono proposte difficili da realizzare, i soldi in ballo sono tanti, e nessuno lo ha mai fatto prima. Ma andrà fatto se si vuole risolvere la piaga dei giovani: senza casa, lavoro, né un taglio di tasse a cui potersi aggrappare. Se queste proposte possono sembrare assurde, non lo è anche pensare di tagliare nuovamente la tassa sulla casa, utilizzando 4 miliardi, nel momento in cui abbiamo il 40% di giovani disoccupati che una casa non la vedranno mai?

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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