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Ilva: il commissario del Governo chiede 500 milioni alla famiglia Riva

Secondo l’accusa, mossa dal commissario straordinario nominato dal Governo, Enrico Bondi, la famiglia Riva avrebbe “prelevato” dall’Ilva 484 milioni di euro, dirottandoli su una società da loro controllata: la Riva Fire.
A cura di Davide Falcioni
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Enrico Bondi, commissario straordinario nominato dal Governo per guidare l'Ilva, avrebbe avviato un'azione di risarcimento di quasi 500 milioni di euro (484, per l'esattezza) nei confronti della Riva Fire, società di proprietà della famiglia Riva. A renderlo noto, apprendendolo da fonti giudiziarie, è Il Sole 24 Ore, che spiega come per 17 anni – a partire dal 1995 – l'Ilva sia stata utilizzata dalla famiglia di imprenditori come una sorta di bancomat. Più in particolare, secondo il commissario Bondi la Riva Fire e i suoi amministratori avrebbero attuato un esercizio abusivo delle attività di direzione e di coordinamento della controllata che ha come attività principale l'acciaieria di Taranto, violando i principi di corretta gestione societaria e imprenditoriale. In sostanza gli amministratori della Riva Fire avrebbero "prelevato" dall'Ilva denaro per una somma che Bondi ha stimato in 484 milioni di euro: ciò venne reso possibile grazie alla stipula di un contratto di "assistenza tecnica e di servizi" firmato sia dall'Ilva sia dalla Riva Fire. Secondo Bondi l'Ilva, società esclusivamente manufatturiera, avrebbe acquistato servizi "tecnici e di consulenza sul mercato" dalla Riva Fire, pagando prezzi che oggi il commissario nominato dal governo considera non corretti.

L'Ilva ha dunque depositato ieri la richiesta di risarcimento nella sezione specializzata in diritto dell'impresa del Tribunale di Milano, guidata dal magistrato Marianna Galiotto. Fondamentale il ruolo giocato dalla Valbruna Nederland (la famiglia Amenduni, socia di minoranza di Ilva), che ha voluto vederci chiaro sull'"anomalo" flusso di denaro dall'acciaieria alla Riva Fire. A quel punto Bondi ha fatto le verifiche necessarie e, con la consulenza dall'avvocato Giuseppe Lombardi e dal professor Lotario Dittrich, deciso di agire nei confronti dei Riva, appoggiandosi anche a una relazione tecnica predisposta da PricewaterhouseCoopers Advisory.

Sotto accusa praticamente tutta la famiglia Riva: Fabio Arturo (latitante in Inghilterra, a Londra il 14 gennaio prossimo l'ultima udienza per l'estradizione), Nicola (ultimo presidente dell'Ilva, prima di Bruno Ferrante), Angelo Massimo, Claudio, Daniele, Emilio Massimo, il fondatore Emilio e il fratello Cesare Federico: nei confronti degli ultimi due oggi a Milano si tiene la prima udienza preliminare per evasione fiscale.

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