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Il totonomi: chi sarà il prossimo presidente del Consiglio italiano

Con le dimissioni di Matteo Renzi si aprono scenari inediti: chi sarà il futuro capo di governo? I nomi che circolano in queste ore sono essenzialmente due, quello del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e quello del presidente del Senato Pietro Grasso. In lizza, però, altre ipotesi, che includono Prodi, Calenda e Gentiloni.
A cura di Charlotte Matteini
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Le annunciate dimissioni di Matteo Renzi da presidente del Consiglio aprono svariati scenari relativi al futuro dell'Italia, analisi che si concentrano soprattutto su una sola domanda: dopo Renzi, chi sarà il nuovo presidente del Consiglio che traghetterà il Paese a nuove elezioni? L'ipotesi più accreditata, anche se al momento di ipotesi appunto si tratta, è che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella questa sera accoglierà ufficialmente le dimissioni di Matteo Renzi e successivamente convocherà le varie forze parlamentari per iniziare le consultazioni e designare il futuro presidente del governo di transizione. Secondo indiscrezioni, tra i papabili in lizza per raccogliere l'eredità politica di Matteo Renzi in questo periodo post-referendum ci sono due nomi pesanti: il primo è quello del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che potrebbe essere proposto da Mattarella come figura unitaria capace di trovare il consenso e la fiducia della maggioranza delle due camere.

Il secondo nominativo che circola in queste ultime ore è quello del presidente del Senato Pietro Grasso, considerato anch'esso un nome attorno al quale potrebbe congiungersi una solida maggioranza di governo. Le ipotesi sul tavolo, però, non sono solo due: tra i favoriti, anche se decisamente meno rispetto a Padoan e Grasso, ci sarebbero il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il titolare degli Esteri Paolo Gentiloni e anche gli ex presidenti del Consiglio Romano Prodi e Giuliano Amato. La riserva molto probabilmente verrà sciolta nei prossimi giorni: per questa sera alle 18.30 è previsto il consiglio dei Ministri presieduto dal dimissionario Renzi, che subito dopo salirà al Colle per porre definitivamente fine alla sua esperienza politica da capo di governo.

C'è però un'altra incognita che pesa sul futuro dell'Italia, in particolare sul futuro del Partito Democratico: le dimissioni di Renzi da capo del Governo potrebbero non essere le uniche e potrebbero seguire anche quelle da segretario del Pd. Nel caso in cui Matteo Renzi dovesse decidere di lasciare la segreteria del partito, il Pd andrebbe incontro a un congresso e all'elezione di un nuovo segretario, pur non escludendo una seconda ricandidatura dello stesso Renzi. In questo caso, si aprirebbe un'incertezza sul futuro del Partito Democratico e, soprattutto, il consenso capitalizzato dall'ex presidente del Consiglio in questi 3 anni di governo, quel famigerato 40% delle ultime elezioni europee del 2014, potrebbe non rimanere tale. Ma anche su questo punto, la riserva verrà probabilmente sciolta mercoledì 7 dicembre, quando si terrà la direzione nazionale del Partito Democratico, in cui il segretario annuncerà la strategia da intraprendere in futuro per poter in qualche modo uscire vincenti dalla bruciante sconfitta del referendum costituzionale del 4 dicembre.

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