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“Il silenzio dei cassetti” di Benedetto Sicca (INTERVISTA)

Al Teatro Nuovo di Napoli è andato in scena “Il silenzio dei cassetti” uno spettacolo scritto e diretto da Benedetto Sicca, giovane autore e regista napoletano già noto tra gli addetti ai lavori, di cui in futuro sentiremo molto parlare.
A cura di Andrea Esposito
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Siamo andati al Teatro Nuovo di Napoli per vedere lo spettacolo di Benedetto Sicca, un giovane autore, regista e attore napoletano, dal titolo “Il silenzio dei cassetti” e, come di consueto, ve lo raccontiamo con un video in cui potete trovare sia l’intervista al regista, sia alcuni momenti dello spettacolo.

Alla scoperta di Benedetto Sicca

Chi scrive ha avuto la possibilità di seguire da vicino gli esordi di questo giovane drammaturgo, regista e attore. Già nel 2009, quando presentò al Napoli Fringe Festival uno dei suoi primi lavori “Quella scimmietta di mio figlio”, si intuiva che ne avrebbe fatta di strada. Cosa che in effetti sta avvenendo. Anche l’anno seguente, era il 2010, quando debuttò al Napoli Teatro Festival Italia con lo spettacolo “Les adieux”, tra di noi nacque, perché non dirlo, un intenso dialogo sulla drammaturgia e sulla necessità di un rinnovamento sia stilistico che tematico. Dialogo che, con qualche pausa dovuta alle sue molteplici esperienze internazionali, dura ancora oggi. Poi seguirono “Fràteme” e “Idiots Lab” spettacoli che rafforzarono in me la convinzione che c’era qualcosa di davvero interessante nella sua poetica, anche se per onestà su “Idiots Lab” ebbi qualcosina da ridire. Ciò detto, perché vi racconto questa storia? Perché nel 2011, ricevetti da lui una mail in cui mi scriveva: “Ho appena terminato la stesura di questo testo, mi piacerebbe tanto che lo leggessi, sei il primo a cui lo mando, e poi magari ne parliamo dal vivo. In allegato”. Il testo in questione si chiamava appunto “Il silenzio dei cassetti”. Ci misi un po’ per leggerlo, a quell’epoca lavoravo al Teatro Festival e di copioni ne arrivavano tanti, ma ricordo che rimasi stregato dalla vibrante inquietudine che emergeva da quelle pagine.

Il silenzio dei cassetti

Il testo presenta, oltre al titolo, un sottotitolo apparentemente complesso ma in realtà molto chiaro e preciso: “commedia drammatica pericronica in 26 quadri”. E “Il silenzio dei cassetti” è proprio questo: una commedia con risvolti drammatici, tragici da un lato e thriller dall’altro; “pericronica” e cioè intorno al tempo, organizzata in quadri. Lo sviluppo della vicenda, che vede protagonisti quattro ragazzi che condividono un appartamento, non è cronologico e sono mescolati come in un frullatore anche il piano della realtà (forse solo apparente) e quello del sogno. Le trame che si intrecciano sono almeno tre: quella più quotidiana e realistica dei quattro giovani (Tommaso, Marinella, Ferro e Vigea) alle prese con problemi esistenziali e domestici, quella che invece si svolge in una chat tra due nick, “Boccadirosa” e “Impermeabile” e quella di due “anziani” che discutono a letto sotto le lenzuola. In realtà tutte queste vicende si svolgono nella mente del protagonista, Tommaso, un aspirante autore e regista ossessionato da torbidi desideri di natura sessuale. Il cuore della storia, tuttavia, è il conflitto tra Tommaso e Marinella (la moglie di Ferro) in lotta tra loro per imporre la propria personalità. Insomma, come è evidente la vicenda è molto articolata e la messinscena non è da meno. Ciò che emerge però con chiarezza, con estremo nitore, è l’ipertrofica necessità dell’autore di mescolare le carte, i generi, gli stili, per condurci in un labirinto della mente in cui alla fine tocca allo spettatore tirarsene fuori: Sicca non vuole consolare, né stupire tout court, ma piuttosto esplorare tutte le possibilità del teatro e insieme sublimare, ma questa è solo un’ipotesi, tutte quelle inquietudini che un giovane artista si porta dentro. La messinscena è molto accurata e difficilmente sintetizzabile: l'elemento che ritorna maggiormente è un grosso velo, che per talune scene è retroilluminato e funge da velatino, con cui gli attori coprono e scoprono personaggi e situazioni fino a quando, sul finale, vi avvolgono simbolicamente l'intera platea come in una sorta di passaggio del testimone: adesso tocca a voi. Da segnalare gli interpreti, tutti molto bravi, e le musiche a cura di Chiara Mallozzi che compongono una vera a propria drammaturgia sonora.

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