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Il ricordo del figlio di Marco Biagi: “Gli dissi di tornare presto quella sera, era la festa del papà”

Quindici anni fa, il 19 marzo del 2002, il giuslavorista fu ucciso sotto la sua abitazione nel centro di Bologna. Suo figlio Lorenzo aveva tredici anni: “Mia madre scese le scale di corsa urlandomi di stare in camera, vidi mio fratello con la bici del babbo e capii che l’avevano ucciso”.
A cura di Susanna Picone
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Quindici anni dopo la scomparsa di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso il 19 marzo 2002 sotto la sua abitazione nel centro di Bologna da un commando delle nuove Brigate Rosse, è il figlio Lorenzo a ricordarlo con una lettera pubblicata da Qn. Una lettera in cui il figlio di Biagi, che all’epoca dell’agguato aveva tredici anni, ripercorre coi ricordi proprio quella sera, quando aspettava il suo “babbo” per festeggiare insieme la festa del papà. “Quella sera di 15 anni fa, martedì 19 marzo 2002, ero da poco tornato a casa dopo aver passato una bellissima giornata in gita di classe a Mantova. La mattina stessa era stato proprio mio babbo, Marco Biagi, ad accompagnarmi in macchina presso il punto di ritrovo sui viali qui a Bologna e avevo solamente 13 anni da poco compiuti. Mi ricordo ancora come se fosse ieri la conversazione che ebbi con lui e del sorriso che mi fece quando mi salutò per poi risalire in macchina e andare al lavoro. Gli dissi di tornare presto a casa la sera perché lo volevo festeggiare insieme a mio fratello Francesco e a mia mamma Marina, visto che era la festa del papà”, si legge nella lettera di Lorenzo. Tornato a casa, Lorenzo aspettava impaziente l’arrivo del padre per festeggiarlo quando verso le 20 – prosegue il suo racconto – “vidi mia madre scendere di corsa le scale di casa urlandomi di rimanere in camera mia, perché avevano ucciso qualcuno sotto casa”.

“Solo dopo anni mi resi conto chi era il babbo” – Dopo la madre scese il fratello mentre lui si affacciò dalla finestra capendo subito, dopo aver visto la bici del giuslavorista, che l’uomo che era stato ucciso era suo padre Marco Biagi. “Quando mio fratello mi disse che avevano ucciso il babbo non mi misi a piangere subito ma mi sedetti sul mio letto, non rendendomi minimamente conto di niente e rimasi lì immobile per molte ore perché nel frattempo la casa si stava riempiendo di decine e decine di persone. Fu solo dopo alcuni anni che mi resi conto chi era realmente il babbo, di che cosa si occupava e dell’importanza fondamentale che ricopriva non solo in Italia ma anche all’estero”. Quello del figlio Lorenzo è il ricordo di “un noto giuslavorista di fama internazionale che contribuì anche alla stesura del famoso Libro Bianco del mercato del lavoro” ma soprattutto di un “babbo” che gli manca tremendamente: “Quello che più mi rende orgoglioso e fiero non è tanto il ruolo che ricopriva nella società ma il fatto che, nonostante i mille impegni di lavoro in Italia e all’estero che aveva, il tempo per i suoi due figli e sua moglie lo trovava sempre”.

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