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Il piano di Schaeuble secondo Varoufakis: “Vuole imporre la Troika anche a Roma e Parigi”

La denuncia dell’ex ministro greco Yanis Varoufakis intervistato da El Pais: “Temo che la Grexit sia inevitabile, servirà a incutere la paura necessaria per forzare il consenso di Italia, Spagna e Francia”.
A cura di Susanna Picone
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“Io non sono entrato in politica per far carriera, ma per cambiare le cose. E chi cerca di cambiarle paga un prezzo”: a parlare, intervistato da El Pais, è Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze del governo Tsipras. Varoufakis, critico nei confronti dell’accordo raggiunto dal governo ellenico, ha parlato ancora una volta di una farsa: a suo dire, infatti, la Grexit potrebbe essere inevitabile. “Noi avevamo offerto all'Fmi, alla Bce e alla Commissione l'opportunità di tornare ad essere le istituzioni che erano in origine; ma hanno insistito per ripresentarsi come Troika. Ma l'ultimo accordo si basa sulla prosecuzione di una farsa, ma si tratta solo di procrastinare la crisi con nuovi prestiti insostenibili, facendo finta di risolvere il problema. Ma si può ingannare la gente, si possono ingannare i mercati per qualche tempo, non all'infinito”, ha detto il politico ellenico secondo il quale, appunto, l’accordo è programmato per fallire.

“Schaeuble vuole imporre la Troika ovunque” – Secondo Varoufakis il ministro tedesco Schaeuble non è stato mai interessato a un’intesa in grado di funzionare. “Schaeuble – ha detto Varoufakis – vuole mettere da parte la Commissione e creare una sorta di super-commissario fiscale dotato dell'autorità di abbattere le prerogative nazionali, anche nei Paesi che non rientrano nel programma. Sarebbe un modo per assoggettarli tutti al programma. Il piano di Schaeuble è di imporre ovunque la Troika: a Madrid, a Roma, ma soprattutto a Parigi”. Parigi, secondo l’ex ministro, sarebbe “la destinazione finale della Troika” e la Grexit “servirà a incutere la paura necessaria a forzare il consenso di Madrid, di Roma e di Parigi”. Varoufakis ha anche parlato del suo “piano B”, quello che prevedeva una moneta parallela. Perché Tsipras non ha voluto? “Il suo lavoro era quello di un premier. Il mio, nella mia qualità di ministro, era di mettere a punto i migliori strumenti per quando avremmo preso quella decisione. C'erano buoni argomenti per farlo, come c'erano per non premere quel pulsante”.

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