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Il piano Cottarelli è pubblico. I tagli (veri) ai costi della politica restano un miraggio

Pubblicati, con oltre un anno di ritardo, i dossier di Cottarelli sulla revisione della spesa pubblica in Italia. E riprende la polemica sulle spese della politica e sui tagli mancati (anche) dal Governo Renzi.
A cura di Redazione
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Con dodici mesi di ritardo dalla sua effettiva presentazione, è stata resa pubblica la mole di lavoro prodotta dall’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Meglio tardi che mai, si dirà. Ma i documenti, diffusi dai nuovi delegati alla revisione della spesa, Yoram Gurgeld e Roberto Perotti, sembrano destinati a riaprire la polemica su alcune scelte del Governo guidato da Matteo Renzi e sulla rivoluzione promessa e solo in parte avviata della razionalizzazione della spesa pubblica.

Ma andiamo con ordine e cominciamo da ciò che il Governo ha “utilizzato” del piano proposto dall’ex commissario. Le misure proposte da Cottarelli sarebbero state recepite soprattutto nel DL 66 (quello della riduzione del cuneo fiscale, col bonus di 80 euro), nella legge di stabilità 2015 e nel disegno di legge delega di riforma della Pubblica Amministrazione. Nello specifico, spiegano i commissari, l’attuazione del processo di revisione della spesa ha avuto come punti cardine:

– Riforma degli acquisti di beni e servizi della PA

– Riforma del pubblico impiego e mobilità dei lavoratori del settore pubblico (resta da capire come sarà gestita la questione “esuberi”)

– Accelerazione nell’introduzione dei fabbisogni standard come criterio per la ripartizione dei finanziamenti ai Comuni

– Riduzione di costi per consulenze ed auto blu, nonché di quelli per la riscossione fiscale (sul punto siamo davvero solo agli inizi, come ammettono da Palazzo Chigi)

– Riduzione delle spese degli (e per gli) Enti pubblici (“abolizione” province ed eliminazione del Cnel)

– Razionalizzazione delle comunità montane, riduzione dei costi della amministrazione di comuni e regioni, riduzione dei costi degli organi costituzionali

– Tagli nel settore della Difesa (anche se in misura nettamente minore rispetto a quanto ipotizzato da Cottarelli)

– Sanità, pensioni, Camere di Commercio, RAI, Autorità indipendenti (risparmi realizzati nel Decreto Legge Madia)

La ratio che ha mosso le decisioni dell’esecutivo è stata però proprio quella stigmatizzata da Cottarelli nell’ultimo, polemico, post pubblicato sul suo blog. L’allora commissario alla spending review si scagliava contro “la situazione paradossale in cui la revisione della spesa (futura) viene utilizzata per facilitare l’introduzione di nuove spese”, affondando il colpo:

Mi sembra che usare presunti tagli lineari – in apparenza molto diluiti sull’intera amministrazione – per la copertura di nuove spese riduce il costo politico inevitabilmente legato all’individuazione di coperture vere, concrete, selettive. Inoltre con questo atteggiamento si finge di dimenticare che mentre una revisione selettiva della spesa ha l’obiettivo di aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione a parità di prestazioni, i tagli lineari possono produrre per alcuni servizi una inevitabile riduzione delle prestazioni.

In fondo a tutte queste considerazioni di metodo, a mio avviso ne resta una cruciale, nel merito: se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro. Condizione, a mio giudizio, essenziale per una ripresa dell’occupazione in Italia.

Il piano Cottarelli in cifre e dati

Come noto, il piano Cottarelli aveva delle “condizioni preliminari” e rappresentava essenzialmente una “opzione” subordinata alla “scelta politica legata agli obiettivi di bilancio e riduzione della tassazione”. Il complesso delle misure proposte e dei risparmi possibili è dato dal seguente prospetto:

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Tra le misure specifiche, completamente disattese risultano le proposte in tema di riduzione dei costi della politica che prevedevano:

  1. Comuni:

    ●  Unione comuni < 5.000 abitanti

    ●  Riduzione consiglieri comunali

    ●  Riduzioni emolumenti amministratori locali

  2. Regioni:

    ●  Ulteriore riduzione consiglieri regionali

    ●  Riduzione remunerazione consiglieri

    ●  Riduzione vitalizi

    ●  Essenziale assicurare il monitoraggio per evitare aggiramento misure (come nel caso delle misure introdotte dal Governo Monti)

    ●  Costi standard per il funzionamento dei consigli regionali

  3. Finanziamenti ai partiti (riduzione rispetto al DL approvato)

  4. In aggiunta (con effetto difficile da stimare ma importante in termini di equità):
    divieto di cumulo di pensioni con le retribuzioni offerte dalla carica pubblica

E, altro punto delicatissimo, resta un grosso punto interrogativo sulle società partecipate locali, che drenano risorse e restituiscono servizi non sempre all'altezza degli standard "europei". Cottarelli suggeriva di:

  • Ridurre il numero dei consiglieri di amministrazione;
  • Limitare i compensi degli organi di gestione;
  • Ridurre il numero delle società partecipate
  • Rafforzamento e applicazione delle norme sul divieto di creazione e detenzione partecipate locali, con tetti al numero di partecipate rispetto alla popolazione.
  • Nuove misure che agevolino la liquidazione o dismissione di società.
  • Regolamentare in maniera più restrittiva le fondazioni pubbliche
  • Attivare controlli e ispezioni.
  • Razionalizzare la normativa vigente relativa ai limiti sulle assunzioni e sulla spesa di personale delle società in house

 

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