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Il Papa chiamato da un paese lontano: ricordo di Giovanni Paolo II a 6 anni dalla scomparsa

Ricorrono oggi i sei anni dalla morte di Karol Wojtyla che quest’anno sarà beatificato.
A cura di Nadia Vitali
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Sei anni fa si spegneva Papa Giovanni Paolo II figura che ha rivoluzionato, con la sua mitezza e le sue grandi doti di comunicatore, l’intero volto del periodo storico in cui si è trovato a vivere. Al punto che, proprio il 28 aprile di sei anni fa veniva concessa una dispensa eccezionale dal suo successore Benedetto XVI dal tempo dei cinque anni previsti per l’inizio della causa di beatificazione e canonizzazione. Aperta ufficialmente il 28 giugno del 2005 dal Cardinale Camillo Ruini, la causa porterà alla proclamazione di Beato per il Papa polacco il 1° maggio di quest’anno in piazza San Pietro.

Instancabile viaggiatore, sempre attento al dialogo con i giovani, non privo di molti richiami all’umiltà (la scelta, ad esempio di non usare più il pluralis maiestatis, di sostituire come copricapo la mitria alla tiara, spesso interpretata come simbolo del potere terreno e della ricchezza ecclesiastica, e la volontà di celebrare il proprio insediamento al Ministero Pietrino non con la tradizionale cerimonia di incoronazione ma con una semplice messa inaugurale) seppe accattivarsi le simpatie anche di personaggi non legati alla sfera religiosa, a dispetto della sua sempre irremovibile fermezza e inflessibilità rispetto a temi come l’omosessualità, l’aborto, la fecondazione artificiale, l'eutanasia, le unioni civili, che ha sempre bollato come manifestazioni di quella che chiamò la “cultura della morte”.

Il suo spirito ecumenico lo portò a dialogare con numerosi esponenti di altre religioni, una tendenza moderna ed encomiabile: basti pensare che ebbe, nel corso del proprio pontificato ben otto incontri con il Dalai Lama, capo del Buddhismo tibetano, più di ogni altro singolo dignitario. I suoi Viaggi Apostolici, inoltre, improntati principalmente a stabilire un rapporto più concreto con i propri fedeli in tutto il mondo, lo portarono in luoghi mai visitati dai propri predecessori anche quando le sue condizioni di salute erano sempre più precarie, a causa del Parkinson, dell’attentato subito, di una frattura del femore, di un tumore al colon che gli era stato rimosso.

Quello che Giovanni Paolo II ha lasciato nei cuori della gente, di quelle persone che affollarono Roma nei giorni successivi alla sua morte o che ne seguirono le Esequie in diretta televisiva l'8 aprile, non fu solo il risultato della sua grande dedizione al proprio ministero: "L'altissimo magistero spirituale di papa Wojtyła ha illuminato e continua ad illuminare l'intera umanità" dichiarò il Presidente Giorgio Napolitano qualche mese dopo la sua scomparsa; fu, soprattutto, una simpatia spontanea ed una tenerezza che riuscì a suscitare fin dal primo giorno del suo insediamento quando, consapevole di essere il primo papa non italiano dopo secoli, disse nel suo breve discorso da Papa appena proclamato dalla loggia che sovrasta l'ingresso della Basilica di San Pietro, "Se mi sbaglio mi corriggerete!" .

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