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Opinioni

“Il MoVimento è più importante di Virginia Raggi: o lei lo capisce o va a casa”

I vertici del Movimento dettano le condizioni al Sindaco: niente più cerchio magico, a casa Marra, Romeo e Muraro, bandi pubblici per gli incarichi e massima trasparenza. La Raggi però potrebbe fare resistenza e, a quel punto, la rottura sarebbe totale e la scelta obbligata: perdere Roma per non perdere lo spirito del MoVimento. Un’ipotesi clamorosa, che trova però le prime conferme.
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AGGIORNAMENTO: Virginia Raggi conferma la sua fiducia nell'assessore Muraro e attacca i mezzi di informazione: "Non è passato giorno senza che ci sia un attacco, un’accusa. Io ho le spalle larghe e non ho paura. Voglio migliorare Roma. Sono stati giorni e notti di lavoro senza sosta. Mi sto dedicando anima e corpo alla città. Siamo dei cittadini chiamati a ricostruire dopo 30 anni di cancrena di un sistema politico corrotto". Poi un "Ps" in cui conferma che "l’attuale vice capo di gabinetto Raffaele Marra sarà ricollocato in altra posizione".

Il MoVimento è più importante di Virginia Raggi, la partita che stiamo giocando va oltre Roma. O lei queste cose le capisce oppure siamo pronti ad arrivare allo show-down”. A parlare è una delle persone che in queste ore stanno lavorando al “caso Raggi”, e lo fa prima del vertice fiume grillino di ieri sera. Quello che avrebbe scoperto le carte e messo in chiaro la profondità della frattura fra il Sindaco di Roma e i vertici del MoVimento. Uno scenario di questo tipo avrebbe del clamoroso, perché certificherebbe il fallimento dell'amministrazione M5S e rappresenterebbe un durissimo colpo di immagine. Ma è un'ipotesi da non scartare, proprio considerando la piega che ha preso la vicenda romana.

“Se ne devono andare quelli che col Movimento non c’entrano nulla”, ci dice la nostra fonte, dando sostanza a voci e retroscena, ma aggiungendo: “Se non si cambia registro, siamo disposti a mettere Raggi di fronte alla scelta di andare avanti da sola, sempre se riesca a trovare i numeri per farlo” (il riferimento è alla distanza che c'è fra i suoi fedelissimi e il gruppo romano che fa riferimento a Roberta Lombardi e a De Vito, ndr). Via Marra, Romeo, Muraro e De Dominicis, certo. Ma non è solo questo il punto, non potrebbe esserlo. “Non abbiamo fatto tutto ‘sto casino per creare un circoletto, un comitato d’affari come quelli che c’erano prima”, ribadisce la nostra fonte, confermando la tesi che vuole la Raggi sostanzialmente eterodiretta e preda di quelli che Berdini chiama “legami oscuri che la stanno imprigionando”.

Dopo il vertice le cose sono decisamente più chiare: o la Raggi rinuncia al “cerchio magico”, oppure “dobbiamo pensare che a decidere siano lo studio Sammarco” e gli altri personaggi che gravitano intorno a lei da prima delle Comunarie. Del resto, le spaccature all’interno del gruppo romano hanno radici antiche e profonde, dal “dossier” contro De Vito (che ha spianato la strada alla candidatura della Raggi), al recente passo indietro della Lombardi dal mini-direttorio, segnale chiarissimo che forse in troppi hanno sottovalutato.

C’è un filo che lega tutte queste operazioni e che arriva alla “cacciata” della Raineri e alle dimissioni di Minenna: “Dietro ci sono sempre loro, Marra e Romeo, ma la responsabilità è di Virginia, soprattutto perché sta rinunciando ai nostri principi”. Il riferimento è al concetto di “trasparenza” nella scelta degli incarichi e nella gestione dello spoil system: “Perché non si fa tutto con bandi pubblici, perché non facciamo anche a Roma come stiamo facendo a Torino?”. Già, il modello Torino e il comportamento di Chiara Appendino sono i convitati di pietra di ogni vertice grillino. Il Sindaco di Torino nella polemica non vuole entrare, ma il confronto è inevitabile: bandi pubblici, decisioni collegiali, coinvolgimento dei militanti nelle scelte, gestione meno schizofrenica dei rapporti con la stampa.

E, come dire, anche la comunicazione restituisce l'idea del clima diverso che si respira; mentre la Raggi riuniva i suoi al Campidoglio e i vertici M5S discutevano a porte chiuse, a Torino succedeva questo (e si noti il "mai dimenticare da dove si viene"…):

Di Maio e il direttorio

Più che sul futuro della Raggi, l’attenzione dei media si sta concentrando sul coinvolgimento di Luigi Di Maio, membro del direttorio con la delega agli Enti Locali e candidato in pectore alla Presidenza del Consiglio (candidatura tutt’altro che “unitaria”, per la verità). Sapeva? Non sapeva? Cosa sapeva? Era stato informato dell’indagine a carico di Muraro? Ha consigliato lui alla Raggi di non rendere pubblica la cosa? Che ruolo ha avuto nella gestione della vicenda? Quali sono i suoi rapporti con Raggi? Ha informato Grillo? Ha avvertito gli altri membri del direttorio?

Dietro la scelta di disertare la partecipazione alla trasmissione di RaiTre Politics vi è probabilmente l’impossibilità / inopportunità a rispondere a domande di questo tipo. Il problema è che in questo modo si finisce con lasciare campo libero a retroscena, insinuazioni e ricostruzioni più o meno fantasiose.

Così, tra sms privati sbattuti in prima pagina, conversazioni origliate e trascritte manco fossero verbali di un interrogatorio, analisi del comportamento non verbale e lettura del labiale, il vicepresidente della Camera è diventato l’imputato numero uno. Con il capolavoro finale della questione della mail che non avrebbe capito, notizia battuta dalle agenzie e non smentita ancora in via ufficiale.

Il deputato di Pomigliano ha incassato le accuse di Pizzarotti, le frecciatine della Capuozzo, gli strali dei tanti “non allineati” all’interno del M5S e i mal di pancia degli altri membri del direttorio (non è sfuggita la stizza di Di Battista, che ha dovuto interrompere il suo tour per occuparsi di “politica da prima Repubblica”)

Di Maio, però, non ha alcuna intenzione di pagare per tutti, proprio perché sa di giocarsi anche la partita più importante, quella della candidatura a Palazzo Chigi. E per questo è tornato a un approccio collegiale, sposando la tesi del “fuori tutti”, a partire da Muraro. La sua posizione però resta molto delicata: deve ricucire i rapporti con gli altri membri del direttorio, tornare a un approccio collegiale e meno accentratore, scrollandosi di dosso l’etichetta di “stratega” e chiarendo i contorni del suo essere “l’uomo del M5S” nelle istituzioni e ponte con i centri nevralgici del “potere” nel Paese. Operazioni non semplicissime, insomma.

E non è un caso che, nel suo primo post su Fb sulla vicenda, si rivolga direttamente ai cittadini (non facendo menzione della Raggi):

E quindi, che succederà?

Ci sono tre scenari possibili, a questo punto.

  • La Raggi accetta le condizioni della resa: Muraro si dimette, Marra e Romeo lasciano l’incarico e si apre una “riflessione” su De Dominicis ("indicato" dallo studio Sammarco). Internamente, firma la pace col gruppo della Lombardi e accetta la supervisione del mini – direttorio e, soprattutto, di alcune risorse dai gruppi parlamentari. Roma resta sotto osservazione, ma ufficialmente Grillo e i vertici ripartono con #VirginiaVaiAvanti.
  • La Raggi sacrifica Muraro, ma resiste su Marra, Romeo e De Dominicis, non tagliando i ponti con il gruppo dello studio Sammarco, ma aprendo alla fronda De Vito – Lombardi nel gruppo romano. La questione non è risolta, restano i problemi politici, ma lo “scandalo” mediatico viene tamponato. Del resto, all’opinione pubblica interessa più la posizione di un assessore “indagato” che gli equilibri di potere al Campidoglio. Almeno questa è la speranza.
  • La Raggi va avanti da sola, respingendo il diktat dei vertici. È l’opzione zero, quella che porta alla rottura definitiva. Perché andare avanti con un continuo stillicidio di problemi, ripicche, polemiche non è esattamente il modo migliore per preparare la scalata a Palazzo Chigi. E dunque, finché si ha ancora tempo, meglio prendere decisioni nette, per quanto drastiche e drammatiche. In uno scenario di questo tipo, il MoVimento sceglie di perdere Roma per non perdere se stesso e la possibilità di vincere le politiche.
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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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