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Il massacro degli agnelli per i 100 anni di indipendenza dell’Albania

Domani, 28 novembre, l’Albania onora le celebrazioni per i 100 anni di indipendenza con un sacrificio di massa organizzato direttamente dal primo ministro Sali Berisha nel centro di Tirana.
A cura di Biagio Chiariello
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Duemila agnelli e montoni massacrati per i 100 anni di indipendenza dell'Albania. A voler il sacrificio di massa è il primo ministro Sali Berisha che ha dato l'annuncio in diretta televisiva durante una delle ultime riunioni di governo. «Per il 28 novembre – ha detto – bisognerà preparare quintali di carne, frutta e verdura da ogni angolo del Paese, grappa e birra, dolci e una torta di quattro tonnellate da servire ai connazionali». La decisione ha suscitato incredulità mista ad orrore. A protestare è Edi Rama, ex sindaco della capitale albanese e capo del Partito socialista, all’opposizione in Parlamento. Con lui, oltre a numerose associazioni animaliste, ci sono membri della società civile. Del resto, per quanto possa sembrare incredibile, come scrive anche la CNN, l'improvvisata carneficina avverrà nel pieno centro di Tirana: nei pressi di Piazza "Madre Teresa", di fronte allo stadio "Qemal Stafa" all l'Hotel Sheraton, accanto al popolare ristorante per famiglie,"Kolonat", e a pochi metri di distanza dal Politecnico di Tirana, il Centro di Studi Albanological e la University of Arts.

«Questa è una decisione barbara che non ha nulla a che fare né con le tradizioni laiche dell’Albania, né con l’Europa», scrive l'intellettuale, storico e politico Artan Lame, in merito alla decisione di sacrificare gli animali in nome della nazione. E c'è un lato della vicenda che contribuisce a renderla ancora più grottesca: «Agnelli e montoni devono essere albanesi doc» avrebbe richiesto espressamente Berisha, come scrive Blitz Quotidiano. Ma si vocifera che gli animali siano giunti anche dall’Italia. Il governo, però, smentisce. Nel frattempo, si allontana la possibilità per l'Albania di acquisire lo status di paese candidato UE dopo il fallimento dell'accordo tra maggioranza e opposizione sul varo entro il 20 novembre delle tre leggi di riforma sollecitate dall'Unione Europea e che richiedevano la maggioranza qualificata dei 3/5 in Parlamento.

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