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Il M5S boccia la riforma di Renzi: “No alla scuola – azienda”

Il Movimento 5 Stelle stronca “La Buona Scuola”, il disegno di legge con cui il Governo Renzi si appresta a riscrivere l’assetto degli istituti scolastici italiani (e non solo).
A cura di Redazione
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Non accennano a placarsi le polemiche sulla riforma della scuola, presentata in Consiglio dei ministri dal Presidente del Consiglio e dal ministro per l’Istruzione. Dopo la manifestazione del 12 marzo, che ha visto migliaia di studenti mobilitarsi “preventivamente” contro il progetto di riforma del Governo, arriva l’analisi dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle. Con un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, dunque, i cinque stelle bocciano in toto “la buona scuola”, lamentando anche l’assenza di un testo ufficiale (“tutto quello che abbiamo sono una decina di slide e di anticipazioni sui giornali”) e “l’emarginazione” del ministro Giannini, che non era nemmeno accanto al Presidente del Consiglio durante l’illustrazione delle slide.

Scendendo nel merito, i parlamentari del Movimento 5 Stelle adducono 7 motivi per boicottare la riforma:

1-L'IDEA DI SCUOLA AZIENDA. In nome di una presunta autonomia scolastica, la scuola si trasforma in un'azienda guidata da un preside-manager che potrà scegliersi i professori in totale autonomia e a suo completo piacimento. Non sappiamo con quali criteri potrà farlo, ma immaginiamo con quali conseguenze per la libertà di insegnamento dei professori e per la loro autonomia professionale e intellettuale.

2-IL DIETROFRONT SULLE ASSUNZIONI. I 150 mila precari che il governo aveva promesso di assumere sono diventati 100mila e non sappiamo ancora se assunti tutti a settembre o spalmati su due anni. Tutti gli altri, prima illusi e poi disillusi, rimarranno a bocca asciutta e la guerra tra poveri, tra i precari di serie A e quelli di serie B, continuerà. La verità è che senza investimenti è impossibile avere nuove cattedre e dare lavoro ai precari che aspettano da troppo tempo.

3-SOLDI ALLE PARITARIE. I soldi per assumere tutti i precari non ci sono, ma quelli per foraggiare le scuole paritarie sì. Così nella riforma c'è spazio pure per gli sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i propri figli in una scuola privata.

4-BONUS CULTURALE AI PROF. Renzi dà un bonus di 500 euro l'anno ai professori per incentivare il loro consumo culturale, come se la formazione culturale e professionale potesse essere gestita o incentivata dall'alto. Quei soldi, invece, potevano servire all'acquisto di ebook o per finalità culturalidestinate agli studenti e alle loro famiglie.

5-IL BLUFF DELLA CLASSI POLLAIO. È stato annunciato lo stop alle classi pollaio, ma non si capisce come ciò avverrà. Le classi, infatti, continueranno ad essere accorpate e aumentate per numero di alunni per la cronica mancanza di personale.

6-IL RICATTO. Il governo ha scelto di procedere con un disegno di legge e lo ha fatto non per favorire il dialogo con le altre forze politiche, ma per scaricare sul Parlamento la responsabilità di un eventuale ritardo nell'approvazione della riforma, che farebbe saltare le assunzioni dei nuovi insegnanti previste per l'inizio del nuovo anno scolastico. E' un ricatto: il governo ha impiegato 6 mesi per scrivere questa riforma, ma ora il Parlamento o la approva in fretta e furia così com'è oppure sarà responsabile del caos che si avrebbe a settembre senza assunzioni avviate.

7-LE DELEGHE. Nella riforma ci sono temi fondamentali per la scuola che vengono relegati in un disegno di legge delega: la valutazione dei docenti, il diritto allo studio, la disabilità, persino l'edilizia scolastica. Temi che verranno sottratti dal confronto con il Parlamento e sul quale il governo, ancora una volta, potrà fare il bello e il cattivo tempo.

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