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Il lavoro nero è la “soluzione” per arrivare a fine mese in Italia

L’economia sommersa nel nostro Paese ammonta a 540 miliardi, il 30% del Pil italiano. Lo afferma un rapporto dell’Eurispes, nel quale si evince che l’illegalità e l’evasione del secondo lavoro è pure ciò che “salva” le 500 mila famiglie italiane che, tra tasse e debiti, non arrivano a fine mese.
A cura di Biagio Chiariello
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Due famiglie su tre non riescono ad arrivare a fine mese. La soluzione, spesso, è affidarsi alle risorse del lavoro "informale". E' la sintesi a cui è giunto il rapporto di Eurispes e Istituto San Pio V, dal titolo emblematico “L’Italia in nero”, presentato stamane all’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio a oma. L'economia sommersa nel nostro Paese ammonta a qualcosa come 540 miliardi di euro, cioè il 30% del Prodotto Interno Lordo. E' un fenomeno trasversale che riguarda un po' tutti: lavoratori subordinati, pensionati, professionisti. Del resto, la crisi economica interessa la maggior parte delle categorie sociali. Tutte, spesso, accomunate dal bisogno di portare a casa la pagnotta, in tempi tutt'altro che semplici; ma anche dall'incombenza delle rate del mutuo, delle bollette della luce e del gas, l'affitto. Per questo capita che per arrotondare ci si affida ad un secondo lavoro, una sorta di strumento (illegale) per ammortizzare i problemi finanziari.

Solo un terzo delle famiglie italiane arriva a fine mese. Per altre 500mila ci sono tutta una serie di complicazioni. Il calcolo dell'Eurispes si basa sull'idealtipo familiare (ipoteticamente due adulti e due bambini) «che risparmia su tutto ma non fa mancare nulla ai figli e conduce un'esistenza quasi spartana ma dignitosa». Tra spese alimentari, per la casa, per l'abbigliamento e per i medicinali c'è bisogno di 2.523 euro al mese. Ma il potere d'acquisto degli italiani, in un periodo in cui c'è da fronte anche ad un aumento vertiginoso della benzina, non è mai stato così basso negli ultimi anni. Così succede che in molti casi c'è la necessità del credito al consumo: vi ricorre un italiano su quattro secondo Eurispes (più del 100% tra 2002 e 2011). Cresce pure la povertà "in giacca e cravatta", che riguarda quei lavoratori costretti a usufruire di mense e dormitori per i poveri.

Ma ad aumentare è il ricorso al sommerso. «In Italia esistono tre Pil: uno ufficiale; uno sommerso, pari a 540 miliardi di euro nel 2011 e al 35% del Pil ufficiale; e un Pil criminale che ha superato i 200 miliardi di euro l’anno», parole del presidente Eurispes Gian Maria Fara. Sarebbero sei milioni i "doppiolavoristi" che, lavorando per circa 4 ore al giorno per 250 giorni. Questi generano oltre 90 miliardi di euro sommerso. A questi si devono aggiungere i 10 miliardi degli immigrati con regolare permesso di soggiorno e i 12 di quelli clandestini. Ma in Italia ci sono pure 16 milioni di pensionati e l'Eurispes ipotizza che almeno un terzo di loro abbia un impiego nel sommerso. Qualcosa come 43 miliardi di euro.
Si tratta, in tutti i casi, di evasione, che va ad aggiungersi a quella di chi l'evasore lo fa di "professione" (cioè chi, ad esempio, occulta all'Agenzia delle Entrate la maggior parte dei propri redditi o che nasconde il proprio capitale nei cosiddetti paradisi fiscale, per dirne due delle più gettonate). Non è certo un caso se l'Italia è al primo posto in Europa per quel che riguarda l'evasione fiscale.

Per la precisione ammonta a 280 miliardi la somma derivante dal lavoro sommerso. A questi si aggiungono 156 miliardi di sommerso generato dalle imprese italiane. C'è poi da considerare una terza quota di sommerso, legata al mercato degli affitti (in particolare quelli di studenti di fuori sede, ma anche extracomunitari) che equivale a 93 miliardi di euro. Infine la porzione più piccola è rappresentata dalle casalinghe che – secondo il rapporto Eurispes – in Italia sono almeno 8,5 milioni. Cioè, 12,6 miliardi di euro di sommerso.

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