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Il Jobs Act approda in Aula: giovedì il voto di fiducia

Oggi la Camera dei deputati comincerà l’esame del decreto lavoro, la prima parte del Jobs Act di Renzi. Ma i dubbi su alcune misure restano tantissimi. E Alfano avverte: “Così com’è ora non lo votiamo”.
A cura di Redazione
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Aggiornamento ore 17:00 – Il voto di fiducia sul testo del dl Lavoro uscito dalla Commissione si terrà giovedì 24 aprile, con le dichiarazioni di voto in diretta televisiva a partire dalle 12. Subito dopo il voto finale sul provvedimento.

Dopo l'esame in Commissione (in calce al pezzo il pdf che riassume i lavori di queste ultime settimane), approda nell'aula della Camera dei deputati il decreto legge di iniziativa del ministro del lavoro Giuliano Poletti recante "disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese". Si tratta della prima gamba del Jobs Act, che dovrebbe essere accompagnato dalla legge delega per la riforma degli ammortizzatori sociali sulla quale il Governo sta ancora lavorando (per la verità il percorso che dovrebbe portare ad una posizione condivisa all'interno della maggioranza appare più accidentato e complesso del previsto). Ma soprattutto si tratta di un provvedimento che ha provocato non poche critiche, in particolare per quel che riguarda i meccanismi di flessibilità in ingresso (come ha spiegato bene Tito Boeri ai nostri microfoni, sottolineando tra l'altro come si sia privilegiato il rafforzamento del modello dei contratti a tempo, scartando l'idea del contratto unico a tutele crescenti).

Anche sulla prima parte in ogni caso restano forti perplessità, non solo di parti sociali ed opposizioni parlamentari. Proprio per questo è intervenuto direttamente il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, il quale a Radio Anch'io ha ripetuto di considerare positivamente la riforma Poletti che "accelera il beneficio in termini di occupazione della ripresa che si sta consolidando", ripetendo poi un concetto chiave della squadra di Governo di Renzi: "Il bicchiere è mezzo pieno e pensiamo di riempirlo via via che le misure si rafforzeranno e diventeranno permanenti e via via che la base che beneficia del taglio dell'Irpef si allarga". Resta da superare la contrarietà dei centristi ad alcune modifiche approvate in Commissione Lavoro (come la riduzione da 8 a 5 volte della possibilità di proroga dei contratti a termine) e il reinserimento della formazione pubblica obbligatoria per l'apprendistato. Sul punto Sacconi ha commentato: "Il governo deve ripristinare le semplificazioni in materia di apprendistato, rimuovendo i vincoli che lo inibiscono. Così come è necessario ridimensionare la sanzione nel caso di contratti a termine superiori al tetto del 20% degli occupati". Distanze comunque evidenti tra centristi e Partito Democratico che per il momento frenano la possibilità che il Governo ponga la fiducia sul testo uscito dalla Commissione.

AGGIORNAMENTO – È Fabrizio Cicchitto a spiegare con chiarezza qual è la posizione del Nuovo Centrodestra: "È un passo avanti rispetto alla riforma Fornero ma la proposta era migliore prima del passaggio in commissione. All’interno del Pd c’è una discussione aperta sul tema siamo in attesa di chiarimenti, ma al momento non c'è accordo sul decreto".

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