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Il gruppo di preti che vuole dire messa in friulano: “Aspettiamo l’ok del Vaticano”

L’associazione Glesie furlane si batte da decenni per dire messa in friulano ma dal Vaticano nessuna risposta: gli ultimi preti del gruppo ora temono che la battaglia possa concludersi dopo la loro scomparsa.
A cura di A. P.
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Per loro tutto parte dalle storiche decisioni del Concilio Vaticano II che stabilì che per le funzioni religiose della chiesa cattolica si potevano usare le lingue parlate e comprese dai fedeli e non solo il latino. Su questo punto infatti insistono da decenni i membri di un gruppo formato da preti e laici friulani per avanzare una loro originale pretesa: dire messa in dialetto friulano. Stiamo parlando dell'associazione Glesie furlane che da anni ormai si batte per avere l'assenso del Pontefice e del Vaticano che però, nonostante le svariate richieste, per il momento non ha riposto. Come racconta Il Corriere della Sera, nel frattempo il gruppo si è dato da fare in altri modi per ribadire il diritto dei friulani a pregare nella loro lingua: traducendo Bibbia e messale.

Anche queste però per entrare in servizio attendono l'approvazione di Roma che non si è pronunciata. "Ci abbiamo messo dieci anni per tradurre la prima, cinque o sei per il secondo. Nessuna improvvisazione: della commissione che se n’è occupata, istituita dal vescovo, facevano parte traduttori ma anche liturgisti, teologi e biblisti che hanno analizzato e valutato i testi", ha spiegato al quotidiano uno dei componenti del gruppo: il 71enne Pre Romano Michelotti.

"Il vescovo ci consiglia di continuare ad aspettare. Intanto il Papa è cambiato ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Noi andiamo avanti: la messa in friulano la diciamo dagli anni 70, nessuno lo vieta. Però vorremmo che questo diritto ci fosse riconosciuto" ha spiegato il religioso. Il tempo però sta passando e dei tanti preti che prima facevano parte del gruppo ormai ne sono rimasti una decina. "Ormai abbiamo tutti una certa età. Quando tireremo le cuoia, se il Vaticano non sblocca la situazione, nessuno prenderà la nostra eredità: dovremo dire addio alla messa in friulano" ammette Michelotti, concludendo: "La fede evangelica deve entrare nella realtà concreta della gente, ecco perché ci teniamo tanto alle celebrazioni in friulano"

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