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Il governo turco annuncia la scarcerazione di 38mila detenuti per fare spazio ai golpisti

L’annuncio è stato dato dal ministro della giustizia turco Bekir Bozdag.
A cura di C. M.
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Il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag ha annunciato attraverso la pubblicazione di un tweet dal proprio account ufficiale la liberazione condizionale di 38mila detenuti per ridurre il sovraffollamento nelle carceri turche. In seguito al fallito tentativo di colpo di stato contro il governo Erdogan avvenuto tra il 15 e 16 luglio scorsi, nel corso delle successive settimane sono stati operati migliaia di arresti, che hanno messo a dura prova il sistema carcerario del Paese. Tramite decreto, quindi, verrà consentito il rilascio di 38mila detenuti che risultano dover scontare ancora al massimo due anni di carcere. Gli "indultati" saranno quindi scarcerati e potranno beneficiare della libertà vigilata, ma non tutte le categorie di detenuti potranno accedere a questo provvedimento: dal decreto verranno infatti escluse le persone condannate per omicidio, violenza domestica, abusi sessuali, terrorismo e crimini contro lo Stato. Il ministro turco ha però tenuto a sottolineare che il provvedimento non è equiparabile né a una grazia, né a un'amnistia, ma si tratta semplicemente di una liberazione condizionale destinata a determinate categorie di detenuti pensata allo scopo di liberare posti per le migliaia di persone sospettate di aver giocato un qualche ruolo nel golpe dello scorso luglio.

Dal 15 luglio 2016 risulta ammontare a circa 35.000 il numero di persone arrestate in territorio turco a causa di un presunto coinvolgimento nel tentativo di golpe che il presidente Rece Tayyip Erdogan sostiene sia stato organizzato dal predicatore e leader del movimento Hizmet Fethullah Gulen. Tra le migliaia di persone detenute da poco più di un mese nelle patrie galere turche figurano magistrati, giornalisti, militari, agenti di polizia e dipendenti governativi. Inoltre altre 50.000 persone circa risultano essere state sospese dai propri incarichi a seguito dell'emanazione dello stato di emergenza richiesto da Erdogan pochi giorni dopo il tentato colpo di Stato.

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