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Il governo femminista svedese in visita in Iran con il capo velato: scoppia la polemica

Al centro dello scandalo la foto della delegazione governativa svedese, tutta composta da donne, in visita dal presidente iraniano Rouhani, ampiamente criticata per aver deciso di sottostare all’obbligo di indossare il velo islamico nonostante questo sia contrario al principio di autodeterminazione delle donne da sempre sostenuto dal movimento femminista.
A cura di Charlotte Matteini
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governo svedese

Solo pochi giorni fa, una foto della vicepremier svedese Isabella Lovin, impegnata a firmare un provvedimento di legge per la riduzione delle emissioni di gas nell'atmosfera entro il 20145 circondata da sette colleghe donne, aveva letteralmente fatto il giro del mondo, soprattutto in ottica di contrapposizione alle scelte del neo-presidente Donald Trump, che sin dall'inizio della sua presidenza è stato contestato a causa di alcune decisioni considerate sessiste, come il provvedimento per lo stop all'erogazione di fondi federali per l'aborto e la composizione di uno staff presidenziale ad alto tasso maschile. Solo dieci giorno dopo, però, quella foto accompagnata dalla dichiarazione “siamo un governo femminista e questa foto lo dimostra”, assurta dalla stampa a buon esempio di femminismo, è diventata una sorta di boomerang per il governo svedese, che oggi viene invece tacciato di essere quantomeno contraddittorio.

La pietra dello scandalo è la visita ufficiale del governo svedese in Iran, che è stata celebrata a suon di critiche. La delegazione svedese in visita al presidente iraniano Hassan Rouhani si è infatti presentata con il capo coperto dal tradizionale velo islamico, come segno di rispetto per le tradizioni del paese ospitante. Con un post pubblicato su Twitter, il direttore della Ong Hn Watch Hiller Neuer ha duramente criticato l'atteggiamento delle politiche svedesi, ponendo l'accento su un comportamento considerato "vergognoso". "La marcia della vergogna: le svedesi del primo governo femminista sfilano velate davanti al presidente iraniano Rohani”, ha scritto Neuer commentando la vicenda, sostenendo inoltre che per il primo governo femminista presentarsi a capo coperto da Rouhani fosse un palese tradimento dei propri principi “in ossequio a leggi oppressive che rendono obbligatorio l’uso del Hijab”.

Replicando alla polemica scatenata dalla presa di posizione di Neuer, il ministro del commercio e capo della delegazione iraniana Ann Linde ha spiegato che la decisione di presentarsi a capo coperto è stata presa semplicemente per non violare la legge dello Stato ospitante e per non dover essere costrette a mandare una delegazione composta da soli uomini, che a differenze delle donne non avrebbero avuto alcun problema con vesti e velo.

Nell'aprile dello scorso anno l'attivista iraniana Masih Alinejad diramò un appello per chiedere alle donne occidentali di rifiutarsi di sottostare all'obbligo del velo, per aiutare le donne costrette a rispettare questo tipo di obbligo contro il proprio volere. “Non si può essere così ipocriti da voler mettere al bando il burkini in Francia e poi accettare l’obbligo di velo se vi va in visita in Iran a parlare di affari”, dichiarò Masih Alinejad chiedendo l'aiuto delle donne occidentali e sottolineando a più riprese quanto fosse sbagliato piegarsi a questo tipo di diktat sostenendo di farlo per mero rispetto delle altrui tradizioni.

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