Il giudice gli toglie il figlio e lui si dà fuoco in tribunale: muore dopo due giorni
Venerdì scorso un uomo di 43 anni, originario di Bari ma residente a Pesaro, era giunto fuori il Tribunale dei Minori di Ancona a bordo del suo scooter. Sceso dal mezzo ha parcheggiato, si è riversato addosso una bottiglia di solvente e si è dato fuoco davanti alla guardia giurata di turno. Quest'ultima si è subito precipitata verso l'uomo tentando di salvarlo con il getto dell'estintore. Il locale 118 è subito accorso ma le sue condizioni sono apparse subito disperate. Il suicida – dopo due giorni di agonia in ospedale – si è spento stanotte a causa delle terribili ustioni riportate sul 90% del corpo. Secondo quanto emerso le sue condizioni sarebbero apparse critiche fin da subito dato l'utilizzo di un solvente altamente infiammabile. I medici hanno provato in tutti i modi di tenere l'uomo in vita ma il suo corpo non ha resistito.
I medici dell'Ospedale di Torrette hanno provato in tutti i modi di salvare l'uomo ma non c'è stato nulla da fare. Secondo quanto ricostruito dalle autorità il 43enne si sarebbe suicidato a seguito dell'ipotesi paventata dal giudice del Tribunale dei minori di affidare il figlio di sei anni ad un'altra famiglia. Una decisione presa a seguito di un periodo di affiancamento dei servizi sociali e della detenzione per reati legati agli stupefacenti dell'uomo. Questi, conosciuto negli ambienti della movida locale in quanto ex-buttafuori di diversi locali, aveva già tentato di suicidarsi in passato ingerendo farmaci. Proprio per questa ragione il Tribunale dei Minori di Ancona aveva deciso di affiancare un operatore sociale all'uomo al fine di valutare la sua effettiva capacità di crescere il bambino.
La decisione definitiva circa l'affido del piccolo sarebbe stata presa il prossimo 18 agosto. La magistratura ordinaria ha aperto un'inchiesta per chiarire la dinamica dei fatti.
