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Il Giappone riprende la caccia alle balene

Quattro baleniere sono salpate e dovranno uccidere entro la fine di ottobre 51 cetacei nell’Oceano Pacifico.
A cura di D. F.
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Qualche mese fa un tribunale speciale delle Nazioni Unite ordinò al Giappone di interrompere immediatamente la caccia alla balena nell'Oceano Atlantico, spiegando che le ragioni di carattere scientifico addotte da Tokio non hanno alcun fondamento: "Il Giappone – affermò l’Onu – deve revocare tutte le autorizzazioni e i permessi concessi” per la caccia alla balena. La sentenza segnò uno spartiacque fondamentale nella lotta per la difesa dei cetacei, ma il Giappone evidentemente ha deciso di ignorarla: una flotta di quattro navi è infatti in navigazione nelle acque dell'Oceano Pacifico e, secondo l'Agenzia Giapponese per la pesca, dovrà uccidere entro la fine di ottobre ben 51 balenotteri a largo della città di Hushiro.

Ovviamente ancora una volta Tokio motiva la caccia alla balena con un programma di ricerca scientifica sui cetacei, anche se la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja già nel 2010 aveva spiegato come il Giappone avesse mascherato gli intenti commerciali con la presunta ricerca scientifica. Uno studio ha stimato che dal 1987 ad oggi le baleniere hanno sterminato almeno 10mila cetacei. Eppure la carne d balena sempre piacere sempre meno ai cittadini giapponesi, dal momento che un dossier dell'Istituto giapponese di Ricerca sui Cetacei, un ente semi-pubblico che sovrintende le spedizioni di pesca, ha stimato che 908,8 delle 1.211 tonnellate di carne dalla campagna del 2012 non sono stati venduti: si tratta del 75% del totale.

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