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Il G20 è pronto ad un piano salva euro da 3mila miliardi

Dopo le esortazioni del Fmi e degli Stati Uniti, voci di un possibile maxi piano anti crisi che prevede di aumentare il fondo salva Stati, di rafforzare la liquidità delle banche esposte ai rischi e il default controllato della Grecia.
A cura di Antonio Palma
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Il G20 pronto ad un piano salva euro

Le voci su un possibile piano di rafforzamento del cosiddetto fondo salva Stati europeo (Efsf) erano già state diramate qualche giorno fa a margine della riunione annuale del Fondo Monetario Internazionale a Washington. Ora secondo quanto rivelato dal settimanale inglese Sunday Times, il gruppo dei venti Paesi economicamente più avanzati starebbe studiando un maxi piano da oltre 3mila miliardi, per salvare le economie europee più pericolanti e allo stesso tempo rafforzare l’euro. La notizia non è stata né confermata né smentita da fonti ufficiali, ma qualcosa sicuramente si è mosso tra i responsabili economici delle potenze mondiali.

Il Fondo slava Stati era stato oggetto di attenzione da parte dei responsabili economici di quasi tutte le potenze mondiali, e inviti ad agire per un suo reale rafforzamento erano arrivati anche dai governatori delle banche centrali. Un primo piano già approvato a Bruxelles il maggio scorso non ha però ancora trovato attuazione, anche per i contrasti tra i Paesi di eurolandia. Ora non è più il momento di tergiversare, la situazione è troppo critica e rischia di trascinare a fondo tutte le economie mondiali.

Il probabile default della Grecia fa paura, e tutti temono che possa inevitabilmente scatenare un collasso a catena con conseguenze globali disastrose. Gli inviti rivolti all’Europa sono arrivati dagli Stati Uniti e dallo stesso FMI, così sembra che almeno un gruppo ristretto del G20 si sia riunito sabato per dar vita ad un maxi progetto straordinario. Sempre secondo fonti giornalistiche il nuovo piano prevede un percorso basato su tre punti cardine: oltre al già citato aumento del fondo salva Stati, pari a circa 3mila miliardi, un fondo per rilanciare la liquidità delle sedici banche europee in difficoltà ed, infine, il default controllato della Grecia.

Insomma l’obiettivo principale è cercare di non trascinare a fondo le banche più esposte con i titoli greci, che farebbero crollare anche i mercati dei loro Paesi. La soluzione si basa su un aiuto alle banche sottoforma di liquidità in cambio di una loro rinuncia al 50% dei crediti nei confronti della Grecia, che andrebbe in uno stato di insolvenza ma controllato.

La Grecia ovviamente non ci sta e accusa la comunità internazionale di aver indugiato troppo facendo si che la situazione si aggravasse. Il Ministro delle finanze greco, Evangelos Venizelos, ha chiarito “la Grecia non è il problema centrale dell'Europa, anche perché possiede solo il 3% del debito pubblico della zona”, facendo capire che loro si opporranno ad un eventuale default, continuando, invece, “a prendere le iniziative opportune” per raggiungere gli obiettivi di riduzione del debito pubblico “qualunque sia il costo politico”.

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