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Il fratellastro del leader nordcoreano Kim Jong Un ucciso in Malesia

Kim Jong-nam era scappato dal Paese guidato dal fratello dopo l’ennesima purga ordinata dal regime comunista nordcoreano.
A cura di Antonio Palma
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Il fratellastro del leader della Corea del Nord Kim Jong Un è stato assassinato nelle scorse ore in Malesia. A darne notizia è l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap secondo la quale il 46enne Kim Jong-nam sarebbe morto lunedì mattina ora locale  in Malesia. Secondo le stesse fonti, l'uomo sarebbe stato colpito mentre si trovava nell'aeroporto internazionale di Kuala Lumpur da due donne che dopo il delitto sarebbero fuggite in taxi facendo perdere le tracce.  Secondo la TV Chosun, rete via cavo, l'uomo sarebbe stato ucciso con "punte avvelenate".

Figlio maggiore del vecchio leader Kim Jong-il, avuto dalla sua seconda moglie Song Hye-rim, per anni era stato ritenuto come possibile erede alla guida del regime, ma da tempo era caduto in disgrazia dopo essere stato sorpreso durante un tentativo di entrare in Giappone nel 2001 con un passaporto falsificato all'aeroporto di Narita insieme a due donne e un bambino di quattro anni, molto probabilmente suo figlio. Secondo indiscrezione Jong-Nam all'epoca avrebbe affermato ripetutamente di fronte alle autorità giapponesi di essere il figlio del dittatore nordcoreano Kim Jong-il e che era entrato nel Paese per "andare a visitare Disneyland a Tokyo".

Era stato arrestato e poi rilasciato ma da allora era caduto in disgrazia finendo per sparire  letteralmente dai media e dalle fonti ufficiati del regime di Pyongyang. Riparato prima in Russia e poi in Cina, man mano aveva perso il suo status di erede del leader nordcoreano. L'uomo era scappato dal Paese guidato dal fratello definitivamente nel 2013 dopo l'ennesima purga ordinata dal regime comunista nordcoreano che aveva preso di mira gli stessi parenti del leader supremo tra cui lo zio Jang Song-thaek, arrestato e ucciso durante una delle tanti esecuzioni compiute dell'esercito. Secondo alcune fonti era già sopravvissuto a un attentato contro di lui a Macao dove si trovava dopo aver partecipato in patria ai funerali del padre nel 2011.

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