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Opinioni

Il Fertility day: 5 punti horror che cancellano la storia delle donne

Il “Fertility day”, non è uno scherzo: tutto vero. La ministra della Salute Lorenzin l’aveva annunciato nel 2014 nel quotidiano dei vescovi “Avvenire” , e ora è realtà. Si celebra il 22 settembre. Parola d’ordine ” il prestigio di essere madre”.
A cura di Sabina Ambrogi
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E dunque ci risiamo: in Italia non nascono bambini. Peggio. Perché il retro pensiero è anche questo: in Italia a fare figli sono solo gli immigrati. Così l'incredibile ministra Lorenzin, sorda a anni di dibattiti sulle donne, se non quelli fatti da Berlusconi al cui governo è appartenuta, si inventa una giornata memorabile, fissata per il prossimo 22 settembre, dal nome: “Fertility day”.Per dire no all'infertilità, e anche alle donne che lo fanno quando vogliono loro.

Il progetto come da circolare ministeriale riporta questo titolo :

Piano Nazionale per la Fertilità: “Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro”. Una culla. Dice proprio questo (e no, non sono archivi del Luce).

Tale piano, tale pensata, tale imboscata ai danni delle donne e della loro intelligenza, e di anni di lotte, si estrinseca in cinque punti che in realtà dicono solo una cosa. E sempre alle donne: procreate tra i venti e i trenta. Che guarda caso sono anche gli anni della formazione universitaria cui segue la preparazione di un concorso, cui segue la ricerca di un lavoro (se non il licenziamento in caso di maternità) cui segue la precarietà e poi ancora la precarietà, incentivate dall'altro Piano di Distruzione Nazionale: il Jobs Act. Tutto sempre detto con questa terminologia così “easy,friendly e very young” e aggiungeremo anche “idiotic”visto che nessuno dei nostri rappresentanti di governo parla inglese. Quindi per esempio: una donna studia Statistica, e poi cerca lavoro – semmai dovesse avere voglia di rimanere in Italia – tra uno stage e l'altro si ritrova ai trent'anni. Con lavoretti da mille euro al mese. Al quale corrisponde la stessa cifra magari del compagno/ marito/ convivente/ padre del figlio.

Quindi un comportamento che protegge l'infertilità è appunto per le donne evitare di studiare, innanzitutto. Non si capisce in caso di lavoro, a chi si mollerebbero i figli, giacché le nonne sono troppo anziane a loro volta, gli asili non ci sono o quasi, o sennò a pagamento, la maternità non viene quasi più retribuita, e la baby sitter chi la paga?. Il congedo paternità è risibile. E soprattutto con dei lavori precari nessuno può prendere mutui. Quindi l'altro messaggio è: se mai avete studiato, lasciate perdere, care donne, statevene a casa e non lavorate. “La mia gravidanza dura molto di più del mio contratto” dice un'altra cartolina con una donna con una clessidra in mano.

Qui di seguito ciò che narra il documento del ministero che si sviluppa in 5 punti (il sito è andato off line, per le troppe polemiche in rete):

1.informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita, sulla durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possano metterla a rischio

2.fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la Fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale.

3.sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio autonomamente e consapevolmente.

4.operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la Fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell'intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione

5.celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility day”, Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d'ordine sarà “il prestigio della maternità”.

La “F” maiuscola della parola fertilità è dell'estensore ministeriale, il quale deve essere stato un bel po' fomentato da ore, che dire, mesi, anni di dibattiti ossessivi della Ministra Lorenzin sulla questione “essere madre” (prima voleva essere madre, poi diventa madre, poi dice alle donne italiche di diventare madre, po parla ai vescovi per lanciare il piano fertilità, e poi… lo lancia!). Pertanto Fertilità è da intendersi un po' come una divinità, magari con dei grandi seni grondanti di latte. Oppure sarà proprio la Madonna?

Volendo subito  dare seguito al punto 5 (il più innocuo e fattibile) la nostra ministra della Salute ingaggia una tonnellata (a nostre spese) di marketing, terrificanti foto infantili, con slogan incommentabili, per informare le donne e anche gli uomini a questo punto, quanto sia bello fare figli. Attività che si era un po' persa di vista si vede: non sarà che si va troppo in discoteca?

Si duplica così l'appello che fu di Mussolini il giorno della Ascensione (27 maggio 1927) a procreare per fare l'impero. La parte che si deve leggere almeno tre volte sperando che non sia vera è la parola d'ordine “ il prestigio della maternità”. Abbiamo letto bene dunque e non stiamo fuori strada: è una roba proprio per le donne, alle quali verranno dati degli incalzanti suggerimenti governativi su quando farlo, e implicitamente di smettere di studiare e formarsi ritornando al vecchio solito ruolo delle nonne , (o delle bisnonne a questo punto visto che il problema della natalità dura da decenni), e cioè fare la madre. Anni di strepiti per affermare che l'identità della donne non passa attraverso la maternità polverizzati in una parola d'ordine senza nessuna misura della Storia, e nessuna coscienza del presente. Loro che parlano invece di un programmatico apprendimento alla consapevolezza.

Intendiamoci: dal punto di vista squisitamente medico, è tutto vero. Se sono sempre più frequenti le madri quarantenni e ultra quarantenni, è verissimo che l'età della fertilità della donna va dai venti ai trenta anni, e che possono insorgere sempre più problemi con il passare degli anni, che le chance di rimanere incinte si affievoliscono etc. Solo che tale forma di consapevolezza del proprio corpo dovrebbe arrivare semmai da un programma di educazione sessuale da inserire nelle scuole, compresa l'educazione all'uso del preservativo, utile, per esempio, a evitare ogni sorta di malattia sessualmente trasmissibile, che porterebbe appunto all'infertilità al momento di decidere di avere un figlio. L' uso del preservativo non è ovviamente mai raccomandato in nessun momento, da nessuna parte e men che meno nel portale del ministero della Salute (quello francese dedica un'ampia informazione). Anzi una scatola di preservativi resta a prezzi proibitivi per un giovane. Ricordiamo inoltre che ogni idea di educazione sessuale è stata bandita, anche se variamente proposta, dal terrore panico che si insegni “ a diventare gay”. E allora a quel punto ci sono i Family day che entrano in campo. E poi i vescovi. E tutto ritorna come sempre.

A cosa servirà questo ennesimo spreco? Dopo esserci impegnati  un'estate per dire alle donne musulmane che fanno il bagno al mare in Francia come si devono mettere il costume, ora ci occupiamo di come devono procreare, a che ora, quando. C'è una fine alla politica fatta sempre e ancora sul corpo e sulle scelte delle donne? Soprattutto: quando si farà fronte al reale problema dell'invecchiamento del paese, partendo dal lovoro e dalle Pari Opportunità, ministero soppresso da Renzi?

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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