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Il dramma delle migranti stuprate sui barconi: “Spesso arrivano incinte e chiedono di abortire”

La denuncia di Lasciatecientrare secondo cui nel Cara di Bari ci sono anche donne eritree che hanno riferito che prima del viaggio assumono ormoni per inibire l’ovulazione. Così possono evitare gravidanze a seguito delle violenze.
A cura di Susanna Picone
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La denuncia è di Lasciatecientrare, rete nazionale di associazioni e volontari, i cui rappresentanti recentemente sono entrati nel centro di accoglienza per richiedenti asilo di Palese, a Bari. Hanno incontrato migranti e personale e al momento della loro visita, come riportato dalla relazione pubblicata oggi da Repubblica, erano presenti 1787 persone, a fronte di una capacità ricettiva prevista per 770. Di queste 1668 uomini e 108 donne, appartenenti a 30 nazionalità diverse. E tra moduli abitativi sovraffollati e servizi insufficienti vivono donne rimaste incinte dopo aver subito violenze durante il viaggio. Molte di queste donne, secondo quanto denuncia l’associazione, hanno chiesto di abortire dopo gli stupri nelle strutture pubbliche cittadine anche grazie a un protocollo firmato con l’ospedale San Paolo. Ma non solo. I volontari hanno raccontato anche che alcune donne eritree hanno detto che prima del viaggio assumono ormoni per inibire l'ovulazione, in modo tale da evitare gravidanze a seguito degli stupri che potrebbero subire. “Queste donne, molto spesso, al momento dell'arrivo in Italia hanno lamentato difficoltà ginecologiche a causa di quelle terapie ormonali”, hanno aggiunto.

"Episodi di abusi sessuali nei confronti dei bambini" – Oltre al dramma delle donne, si consuma quello di molte ragazze, alcune anche minorenni, che sarebbe costrette a prostituirsi, di uomini spesso sfruttati e di bambini che finiscono nelle mani degli orchi. “Abbiamo registrato recenti episodi di abusi sessuali nei confronti di almeno due bambini, anche molto piccoli – denuncia Lasciatecientrare – che si trovavano nella struttura da mesi, entrambi con un solo genitore e in attesa di essere relocati. Successivamente all'emersione del grave abuso, sono stati sistemati altrove, ma in uno dei due casi la prefettura e i servizi sociali non hanno garantito l'unità familiare, non essendoci strutture di accoglienza per padri con figli”.

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