66 CONDIVISIONI

Il cemento dei Casalesi, ecco come la camorra si infiltra nell’edilizia (VIDEO)

La Beton Calcestruzzi è un’azienda confiscata al clan Iorio dei Casalesi, la storia di questa società è l’emblema di come la camorra si infiltra nel settore delle costruzioni. Dei 1800 beni confiscati in Campania alla malavita organizzata, circa trecento sono imprese.
A cura di Alessio Viscardi
66 CONDIVISIONI
azienda confiscata ai casalesi

"Fino a dieci anni fa si confiscavano soltanto proprietà terriere o beni materiali, oggi la nuova camorra è proprietaria di intere aziende e le difficoltà per gestire queste confische sono più numerose" afferma il magistrato in prima linea nella lotta alla camorra casalese, Raffaello Magi. Sono 1800 i beni confiscati in Campania alle organizzazioni camorristiche, di questi quasi quattrocento sono aziende e la loro amministrazione è la vera sfida dell'antimafia moderna. Danno lavoro a interi paesi e su di loro si basa gran parte del consenso sociale della Camorra.

La Beton Calcestruzzi sorge a poche decine di metri dalla borbonica Reggia di Carditello, nel paesino di San Tammaro in provincia di Caserta. Confiscata nel gennaio 2012, la sua storia è lunga e complessa. Rinasce dalle ceneri della vecchia Edil Beton posseduta dai parenti di Iorio Gaetano. La legge avrebbe previsto che la sua costituzione fosse affidata a una cooperativa di lavoratori, ma fu scelto -per allontanare soggetti vicini al boss- di rifondarla come srl. Purtroppo, la scelta non fu felice e la società non venne amministrata nel migliore dei modi.

"Negli anni '80, la camorra dei Casalesi aveva il controllo di tutto il ciclo del cemento: dalle cave, alle costruzioni, passando per la lavorazione e la vendita" ricorda l'ex-sindaco di Casal di Principe, Renato Natale. "Il loro monopolio faceva aumentare i prezzi, senza dimenticare l'attività estorsiva nei confronti degli imprenditori che operavano nel settore dell'edilizia. Gli appalti pubblici, poi, erano tutti controllati dai clan".

Le aziende maggior parte delle aziende confiscate falliscono poco tempo dopo essere entrate nell'amministrazione statale. "Il problema è che si tratta di aziende che non rispettano le leggi sul lavoro o sull'infortunistica, hanno costi più bassi perché sono illegali" ci dice Raffaello Magi "Quando l'amministrazione giudiziaria le affida a un curatore, come prima cosa deve riportarle nella legalità".
La stretta creditizia uccide le aziende confiscate, infatti le banche e gli istituti di credito – dopo aver concesso per anni prestiti ai camorristi – non appena lo Stato amministra un'azienda, chiedono il rientro di tutti i debiti. "Spesso c'è il timore che la società non sia più in grado di pagare il debito" conferma Magi "Questo pregiudizio dovrebbe essere superato, perché ci sono esempi come la Beton dove gli amministratori giudiziari riescono a tenere a galla la società e continuare a lavorare".

L'edilizia genera ricchezza e lavoro, per questo la camorra è così strettamente infiltrata nel settore. "Libera condusse uno studio a Casal di Principe" ricorda Natale "Risultò che il 70% della popolazione lavorava nel settore dell'edilizia". Si capisce che sia per i grandi volumi di affari, sia per il consenso popolare che comporta dare lavoro a così tante persone, il settore dell'edilizia – più di quello agricolo – sia al centro delle mire dei clan.

Oggi la camorra è un'impresa criminale, gestita dai cosiddetti "colletti bianchi". La storia della Beton Calcestruzzi è un esempio di come sia grande e pervasiva la "zona grigia". "La società, dopo il sequestro di 100 mila euro operato ai danni del patrimonio di Gaetano Iorio, fu rifondata con un finanziamento occulto dello stesso Iorio e grazie a un colletto bianco che di professione faceva il medico" ci racconta Luigi Scaramella, attuale amministratore giudiziario dell'azienda. "Purtroppo, si tratta di reati che vanno in prescrizione abbastanza velocemente, così il colletto bianco che operava alla Beton se l'è cavata senza essere condannato" conclude Scaramella.
Il sequestro Beton viene operato dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Antonio Ardituro: "Sono metastasi e cancri mortali per l'economia sana del territorio" ci dice. Il magistrato Magi è chiaro e la sua analisi è allarmante: "Nella provincia di Caserta, il 50% dell'economia è inquinato dalle società infiltrate dalla camorra".

66 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views