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Il cardinale Angelo Bagnasco: “La politica ritrovi misura e sobrietà”

Durante la riunione del Consiglio permanente della Cei, il cardinal Angelo Bagnasco ha lanciato dei moniti a tutte le istituzioni, accennando solo implicitamente al caso Ruby.
A cura di Alfonso Biondi
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Cardinale Angelo Bagnasco

Oggi ad Ancona si è riunito il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che, secondo le dichiarazioni dei giorni addietro, avrebbe dovuto fare il punto della situazione sul caso Ruby. Il punto lo si è fatto, ma senza citare direttamente persone o circostanze particolari, un pò come aveva fatto Benedetto XVI nei giorni scorsi. Il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha lanciato un monito a tutti gli attori principali della vita istituzionale del Paese:

Chiunque accetti di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda. Occorre che il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni.

Certe vicende, per Bagnasco, rischiano di fare molto male al Paese: “Nubi ancora una volta preoccupanti si addensano sul nostro Paese. La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale”. In particolare, il cardinale parla di un grave turbamento che minaccia la società civile, un turbamento che potrebbe lasciare delle profonde ferite a causa della confusione e di un clima di reciproca delegittimazione che si sta venendo a creare.

L’immagine del Paese, secondo Bagnasco, viene fortemente danneggiata da notizie, vere o presunte, di atteggiamenti contrari al pubblico decoro, atteggiamenti che risultano contrari anche alla sobrietà che chi riveste incarichi pubblici deve avere. La soluzione, continua il cardinale, è quella di fermare tutto ciò: “Forse che questo non sarebbe un attentato grave alla coesione sociale? E quale futuro comune potrà risultare, se il terreno in cui il Paese vive rimanesse inquinato? E' necessario fermarsi tutti e in tempo". Per il cardinale “Occorre quindi fare chiarezza in modo sollecito e pacato nelle sedi appropriate”.

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