Il bonus bebè andrà anche agli immigrati regolari
Nel corso della discussione al Senato sulla Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (in cui sono contenute le modifiche alle previsioni di crescita economica e le basi "economico – finanziarie" della legge di stabilità), ha destato particolare clamore la presentazione di un emendamento, a prima firma Roberto Calderoli, con il quale si chiedeva al Governo di destinare il cosiddetto bonus bebè unicamente ai figli di cittadini italiani o di Paesi dell'Unione Europea. Nello specifico l'emendamento avrebbe impegnato il Governo a "confermare la volontà di incentivare la natalità e di contribuire alle spese per il suo sostegno attraverso l'istituzione di un fondo destinato ad interventi a favore della famiglia […] nonché il riconoscimento di un assegno erogato mensilmente, a decorrere dal mese di nascita o di adozione e fino al compimento del terzo anno di età per ogni figlio nato o adottato tra il primo gennaio 2015 ed il 31 dicembre 2017 da cittadini italiani o di uno stato membro dell'Unione Europea".
La norma, insomma, mirava ad escludere dall'erogazione del bonus i cittadini stranieri extracomunitari legalmente residenti nel nostro Paese (ovviamente per escludere ogni tipo di strumentalizzazione bisognerebbe ricordare che si tratterebbe unicamente di aventi diritto, dunque con la logica esclusione di irregolari e clandestini). L'emendamento, che ha ottenuto il voto favorevole dei leghisti ma anche dei senatori del Movimento 5 Stelle, è stato bocciato grazie al voto compatto della maggioranza di Governo, ma le polemiche sono state roventi. In particolare, dal Partito Democratico sono partite accuse, neppure troppo velate, di razzismo nei confronti dei grillini, che peraltro da settimane si stanno confrontando al loro interno sul tema dell'immigrazione (dopo i controversi post di Grillo su migranti, Isis ed Ebola).
