La madre: “Non dovete tagliarmi il cordone ombelicale, deve cadere da solo”: interviene procura
Era convinta che si sarebbe dovuto staccare da solo. Per questo una donna, neo mamma, ha rifiutato il taglio del cordone ombelicale da parte dei medici che, senza sapere cosa fare, hanno chiamato la Procura. Nemmeno quando il suo bambino, appena nato, ha cominciato a mostrare segni di sofferenza fetale, la donna ha messo da parte le sue convinzioni e il suo credo religioso. La vicenda si è verificata nella sala parto di un ospedale della provincia di Udine. A parlarne è stato il procuratore capo del capoluogo friulano, Antonio De Nicolo, che spiega il fatto come “un segno triste dei tempi, che dimostra a che punto è arrivata la medicina preventiva”.
Già prima del parto la futura madre aveva dichiarato allo staff sanitario il proprio rifiuto ad un eventuale taglio cesareo. Quando le condizioni del neonato, venuto alla luce poco prima in buona salute, hanno cominciato a peggiorare per il mancato distacco del cordone ombelicale, i medici hanno telefonato al magistrato di turno: la risposta è stata ovvia e immediata: proteggerlo. “Ovviamente – ha aggiunto de Nicolo – abbiamo risposto che devono salvare il bambino. La mission dei medici è salvare vite. Nel momento in cui sussiste un pericolo di vita, il trattamento sanitario va fatto. I medici devono essere liberi e sereni nello svolgere il loro lavoro per salvare i pazienti. Evitare le denunce è impossibile, ma qualora arrivasse, chiaramente archivieremo. Se al contrario il neonato fosse morto in assenza di intervento – ha concluso – in quel caso sì che avremmo aperto un fascicolo d’indagine”.
Secondo il capo della Procura udinese “prima di tutto deve essere la coscienza a guidare l’operato. Se uno si comporta secondo il proprio dovere non ha nulla da temere. Ma non è possibile evitare un rischio di denuncia, e questo – ha concluso – vale in tutti i settori”. E prosegue: “Chiunque è esposto al rischio delle denunce. Non lo si può evitare. Ma se uno fa il suo dovere non deve chiedere il preventivo avvallo della magistratura”.