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Il bambino che per sopravvivere deve assumere marijuana

A sei anni è affetto da un raro disturbo che gli provoca crisi epilettiche potenzialmente fatali. Ha provato dozzine di farmaci “convenzionali”, ma con scarsissimi risultati. Poi la svolta è arrivata con un derivato della cannabis. Una storia a lieto fine? Purtroppo no. Non ancora.
A cura di Biagio Chiariello
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Il bambino che per sopravvivere deve assumere marijuana

Topamax. Depakote. Fenobarbital. E la lista è ancora lunga. Sono solo alcuni dei potenti medicinali che Jayden David, 5 anni, ha assunto per contrastare una rara forma di epilessia. Ma, tra convulsioni e spasmi muscolari, gli effetti collaterali sono stati spesso devastanti. «Non riusciva neanche più a dormire, era come in catalessi» ha raccontato al Los Angeles Time, il papà di Jayden, bambino a cui a soli 2 anni i medici hanno diagnosticato la sindrome di Dravet, un disordine "potenzialmente pericoloso per la vita". Sentendosi impotente, il signor Jason David ha anche pensato di farla finita. Poi la svolta. I genitori scoprono il cannabidiolo (CBD), un componente non-psicoattivo della cannabis che ha effetti antidolorifici e anticonvulsionanti. A differenza del più diffuso tetraidrocannabinolo (THC), questo derivato della cannabis sativa non restituisce i tipici effetti della marijuana (alleviamento della tensione, euforia, fame chimica). Ciò ha reso possibile la sua somministrazione anche ad un bambino di 5 anni. In 14 mesi di trattamento, Jayden è passato da 22 a 4 dosi di CBD giornaliere. Oggi è un «bambino come tutti gli altri» dice il padre: «mangia, parla e canta la sigla di Yo Gabba Gabba [programma televisivo per bambini]!»

Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? No, purtroppo non è così. Come scrive anche Liquida, lo scorso mese di luglio il Dipartimento di Giustizia ha annunciato un giro di vite nei confronti dei programmi sperimentali basati sull'uso di derivati della cannabis, nell'ambito di una campagna proibizionista contro le droghe leggere. Nel mirino del distretto ci è finito pure l'Oakland Harborside Health Center, il più grande dispensario di marijuana medica d'America, ovvero l'istituto che ha permesso a Jayden di vivere una vita normale. L'Harborside non fa pagare i propri servizi, ma vale la pena ricordare che un mese di farmaci potrebbe costare alla famiglia di Jayden tra i 310 e i 450 dollari. Quel che è più grave è che, secondo il signor David, la maggior parte degli altri dispensari farmaceutici degli Stati Uniti sono completamente all'oscuro delle cure basate sul cannabidiolo. Eppure il CBD è stato utilizzato per trattare una varietà di malattie gravi, tra cui la sclerosi multipla e il morbo di Alzheimer con disturbi convulsivi simili a quelli di Jayden. Anche per questo motivo Jason David ha scritto al Times losangelino: «i progressi che ha fatto Jayden mi hanno portato dalla Terra al Paradiso». Ma senza le dovute cure quei progressi rischiano di trasformarsi in drammatici passi indietro per la scienza.

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