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Il 26 giugno “risorge” il PCI: operazione nostalgia o svolta per la sinistra italiana?

Dal 24 al 26 giugno a Bologna verrà presentato il “nuovo” Partito Comunista Italiano: avrà lo storico simbolo disegnato da Renato Guttuso. I promotori della “ricomposizione comunista” sono ex dirigenti di Rifondazione e del PdCI.
A cura di Davide Falcioni
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Chissà se il celebre pittore Renato Guttuso sarebbe felice di sapere che il simbolo da lui disegnato nel 1943 per il Partito Comunista Italiano, il più forte dell'Occidente e figlio di lotte operaie e contadine, oltre che della Resistenza antifascista, avrebbe rappresentato l'ennesima compagine della sinistra italiana: il 24, 25 e 26 giugno a Bologna, presso il circolo Arci di San Lazzaro di Savena, a una manciata di chilometri da dove il PCI venne sciolto nel febbraio del 1991, "rinascerà" il Partito Comunista Italiano". Qualcuno la ritiene una sorta di "operazione nostalgia", altri invece sono pronti a scommettere che si tratti di un passaggio necessario nella faticosa ricomposizione della sinistra italiana.

Quel che è certo è che la "costituente comunista" non nasce dal conflitto sociale, né da un movimento sindacale forte e deciso, bensì da un appello lanciato un paio di anni fa dal PdcI e da alcuni dirigenti ed ex dirigenti locali di Rifondazione Comunista. Il documento che anticipa il primo congresso del "nuovo" Partito Comunista, intitolato "Un futuro grande come una storia. La nostra", recita: "Cadute presto le promesse di benessere e democrazia della narrazione borghese del 1989 il capitalismo mostra, senza veli, il suo volto distruttivo. Un pugno di ricchi, che gestisce lo sfruttamento di enormi masse umane e dell'ambiente, è disposto a provocare una guerra generalizzata e a correre il rischio di desertificare il pianeta. Per non rassegnarsi a queste prospettive terribili e per costruire il futuro è necessaria l'idea generale di un modo diverso di vivere e produrre. Il socialismo, cioè la proprietà e il controllo sociale dei mezzi di produzione, di scambio, d'informazione e delle risorse essenziali per la vita umana, è, per noi, un tema attuale e decisivo".

Come spiegato il Nuovo Partito Comunista Italiano avrà lo stesso simbolo di quello fondato da Gramsci a Livorno nel 1921, salvo qualche piccolo ritocco per attualizzarlo: "La vecchia sigla puntata, in carattere Helvetica condensed black, lascia il posto all'acronimo senza punti, con un font meno pesante e più moderna", spiega l'esperto Gabriele Maestri. In realtà non è però affatto scontato che l'utilizzo della falce e martello porti con sé un adeguato bacino di elettori o militanti: lo dimostra l'arcipelago di organizzazioni comuniste già presenti in Italia, tutte in grande difficoltà. Da Rifondazione al Partito Comunista dei Lavoratori, passando per il Pc – sinistra popolare ai Carc.

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