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Il 15 novembre è la ‘Giornata mondiale dello scrittore in prigione’

Dalla Turchia ad Israele, dalla Cina all’Honduras: sono centinaia gli scrittori imprigionati per le loro idee. Ogni anno, il 15 novembre, la ong PEN celebra la Giornata mondiale dello scrittore in prigione.
A cura di Redazione Cultura
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Ogni anno, il 15 novembre, si celebra la ‘Giornata mondiale dello scrittore in prigione‘ al fine di sensibilizzare la pubblica opinione in favore di quegli scrittori che per le loro idee sono costretti ad affrontare una ingiusta detenzione, oltre che per denunciare i quotidiani attacchi e violenze che, ancora oggi, in molti punti del nostro pianeta, la libera espressione è costretta a subire.

Quest'anno l'iniziativa – promossa dalla Organizzazione Non Governativa inglese PEN – compie 35 anni e come ogni anno promuove la cultura letteraria che celebra la libertà di espressione e la richiesta di giustizia e libertà per gli scrittori imprigionati e uccisi.

Oltre ad aumentare la consapevolezza del pubblico sugli scrittori perseguitati in generale, PEN utilizza la ‘Giornata mondiale dello scrittore in prigione' per porre l'attenzione su diversi scrittori perseguitati e/o imprigionati. Ognuno degli scrittori selezionati, provenienti da ogni parte del mondo, pone attenzione sulle circostanze che si verificano quando i governi, o altre entità di potere, si sentono minacciati dall'opera degli scrittori. In questa giornata, l'opinione pubblica è invitata a intervenire a nome degli autori selezionati. La giornata, infine, serve per ricordare tutti gli scrittori uccisi nell'ultimo anno.

I casi di scrittori imprigionati nel 2016

Ahmed Naji, scrittore e giornalista (Egitto)
Asli Erdoğan, scrittrice (Turchia)
Cesario Alejandro Félix Padilla Figueroa, leader studentesco (Honduras)
Dareen Tatour, poeta (Israele)
Gui Minhai, editore (Cina)

L'ultimo caso: la scrittrice turca

Tra 15 giorni sapremo se la scrittrice turca Asli Erdogan (non è parente del presidente) sarà condannata all’ergastolo insieme alla linguista Necmiye Alpay e ad altri sette giornalisti ed editori del quotidiano filo curdo "Ozgur Gundem", considerato da Ankara la voce della propaganda del partito curdo dei lavoratori (Pkk). In carcere dal 20 agosto Asli è accusata di far parte del Pkk, e di avere utilizzato il quotidiano a fini sovversivi, pubblicando immagini e interviste ai terroristi, ponendo in essere propaganda a favore del terrorismo curdo con l’obiettivo di minare l’integrità e l’ordine economico, giuridico e sociale del Paese.

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