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Igor fuggì davanti a tre carabinieri: “Non c’erano le condizioni per sparargli”

Il duplice omicida riuscì a far perdere le sue tracce in un bosco malgrado fosse ormai braccato da tre carabinieri: “Non c’erano le condizioni per sparargli senza correre rischi”.
A cura di Davide Falcioni
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Igor Vaclavic.
Igor Vaclavic.

Il messaggio è chiaro, anche se è stato scritto con il tipico stile burocratico delle forze dell'ordin. La sera dell'8 aprile scorso, giorno dell'omicidio della guarda volontaria Valerio Verri, non c'erano le condizioni per sparare a Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, senza correre rischi. Fu questa, quella sera, la valutazione dei carabinieri che incrociarono il presunto assassino, che da quel momento in poi ha fatto perdere le sue tracce nonostante a dargli la caccia siano da mesi centinaia di militari e agenti di polizia in tutto il territorio italiano e anche all'estero.

I carabinieri: "Potevamo solo controllare Igor, ma non sparare"

Una volta rientrati in caserma, nell'annotazione di  polizia giudiziaria che sottoscrissero poco prima dell’una i carabinieri spiegarono: "Durante le fasi di avvicinamento del soggetto – si legge nel loro rapporto – non è stato in alcun modo possibile attingerlo mediante l’utilizzo delle armi in dotazione in quanto i militari operanti non erano in alcun modo in posizione favorevole da poter ottenere un risultato senza ulteriori conseguenze per la loro incolumità. Per cui, stante alle disposizioni e alle circostanze di tempo e di luogo, l’unica azione plausibile al momento era quella di porre un’attenta osservazione in sicurezza". Che tradotto significa: potevamo solo tenerlo d’occhio, in attesa dei rinforzi.

Le mosse di Igor dopo essersi imbattuto nei tre carabinieri

I tre – due carabinieri e un vicebrigadiere – erano in abiti civili e con un’automobile di copertura e durante le fasi in cui si trovarono davanti a a Norbert Feher, ricercato per due omicidi, rimasero in contatto con la centrale operativa: "I militari – sottolineano nella relazione – venivano esortati a mantenere la calma e a limitarsi ad osservare i movimenti dell’individuo", visto che di lì a poco sarebbero arrivati altri colleghi in supporto. Il duplice omicida, latitante ormai da oltre quattro mesi, fu raggiunto nei pressi di un boschetto, dove fece inversione di marcia e lentamente si avvicinò all’auto dei carabinieri, che si erano riparati sui sedili posteriori. Inizialmente li abbagliò coi fari, quindi fece cenno con una mano fuori dal finestrino di spostarsi, per passare. Uno dei tre militari, quando "Igor" era a una cinquantina di metri di distanza, gli intimò di scendere dalla sua vettura e di mostrare le mani. Il killer fece marcia indietro, uscì dal mezzo rubato ma "con molta calma" si addentrò nel bosco. Mentre i tre carabinieri si avvicinavano, improvvisamente l’uomo tornò sui suoi passi per prendere dal bagagliaio uno zaino militare, poi entrò di nuovo nel bosco, apparentemente disarmato.

I tre militari rimasero a controllare la zona fino all'arrivo dei colleghi, ma Norbert Feher era ormai già lontano.

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