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I Valdesi a Papa Francesco: “Non perdoniamo”

Dopo la visita di Francesco di due mesi fa i Valdesi dichiarano: “Siamo commossi, ma non possiamo sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro”.
A cura di Davide Falcioni
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I 180 sinodali valdesi, riuniti a Torre Pellice, in provincia di Torino, hanno replicato a Papa Francesco, che lo scorso 22 giugno – durante una visita al tempio di Torino – aveva chiesto perdono per le persecuzioni della Chiesa Cattolica ai danni dei valdesi: "Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani, che nella storia abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!", aveva detto il Santo Padre. Ebbene, oggi è arrivata la replica: "Caro fratello in Cristo Gesù, il Sinodo della Chiesa evangelica valdese riceve con profondo rispetto, e non senza commozione, la richiesta di perdono da Lei rivolta, a nome della sua Chiesa, per quelli che Lei ha definito “gli atteggiamenti non cristiani, persino non umani” assunti in passato nei confronti delle nostre madri e dei nostri padri", tuttavia "questa nuova situazione non ci autorizza a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro".

I Valdesi hanno aggiunto: "Il dialogo fraterno che oggi conduciamo è dono della misericordia di Dio che molte volte ha perdonato, e ancora perdona, la sua e la nostra Chiesa, invitandole al pentimento, alla conversione e a novità di vita, permettendo loro così di assumere ogni giorno di nuovo il compito di servirlo". I membri della chiesa protestante metodista accolgono le parole del Pontefice cattolico "come ripudio non solo dalle tante iniquità compiute ma anche del modo di vivere la dottrina che le ha ispirate. Nella Sua richiesta di perdono cogliamo inoltre la chiara volontà di iniziare con la nostra Chiesa una storia nuova, diversa da quella che sta alle nostre spalle in vista di quella “diversità riconciliata” che ci consenta una testimonianza comune al nostro comune Signore Gesù Cristo. Le nostre Chiese sono disposte a cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi".

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