633 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

I tesori archeologici distrutti dall’ISIS rinascono al Colosseo: il progetto dell’UNESCO

Nel 2015 numerosi siti archeologici vengono distrutti dalla furia dell’ISIS. Oggi, grazie a sofisticate tecniche di ricostruzione, i tesori di Nimrud e Palmira rivivono all’interno del Colosseo, in una mostra unica nel suo genere.
A cura di Federica D'Alfonso
633 CONDIVISIONI
La mostra "Rinascere dalle distruzioni", allestita all'interno del Colosseo
La mostra "Rinascere dalle distruzioni", allestita all'interno del Colosseo

Da mesi ormai, “distruzione” è una parola che ricorre spesso sulle cronache internazionali: le antiche mura di Ninve, il monastero di Mar Elian, il museo di Mosul e tantissimi altri preziosi tesori millenari sono stati spazzati via dalla furia iconoclasta dell'ISIS. Ovviamente, questo è solo un aspetto della complessa e terribile situazione che il Medio Oriente sta vivendo. “Il dramma delle donne e degli uomini dei Paesi in crisi, che affrontano inenarrabili sofferenze, ha la priorità assoluta, ma non si tratta di scegliere tra persone e cose da salvare: è un’unica battaglia”, spiega bene Irina Bokova, direttrice generale dell’UNESCO. Una battaglia che da tempo molti Paesi hanno intrapreso: tra questi l'Italia, che ha visto nascere il progetto “Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira”, che dal 7 ottobre all'11 dicembre porta nel Colosseo una parte dei beni archeologici distrutti dall'ISIS nell'estate 2015: il Toro di Nimrud, il Tempio di Palmira e la sala dell'archivio di Stato del Palazzo di Ebla.

Il Toro di Nimrud, simbolo dell'antica città assira che sorgeva sul Tigri, è stato distrutto nella primavera del 2015, ma rivive oggi nel cuore del Colosseo. Così come una porzione del soffitto del Tempio di Bel di Palmira: grazie al lavoro di decine di esperti ci si trova di fronte l’esatto doppio di ciò che non esiste più dall'estate scorsa. Insieme questi due capolavori, Roma mette in mostra il Grande Archivio di Ebla, il cui originale è andato perduto a causa dell'assoluta mancanza di manutenzione. Il progetto, ideato e curato da Francesco Rutelli (già Ministro dei Beni Culturali) e Paolo Matthiae (l’archeologo che ha portato alla luce la civiltà di Ebla), è stato possibile grazie all'impegno di numerose associazioni e a un gruppo di esperti, che hanno lavorato al recupero e alla ricostruzione di questi beni archeologici: tre copie esatte, a grandezza naturale, rivivono oggi nel Colosseo, a testimonianza che anche quello che sembra perduto, non lo è mai definitivamente.

Scienza e tecnologia al servizio della cultura

La ricostruzione in scala 1:1 della sala dell'Archivio di Ebla
La ricostruzione in scala 1:1 della sala dell'Archivio di Ebla

Gli esperti hanno utilizzato un'avanzata tecnologia di stampa in 3D, preceduta da un accurato studio di disegni e fotografie dei monumenti distrutti. I modelli ottenuti sono stati in seguito ricoperti con sostanze plastiche mescolate con polvere di pietra, per renderli il più possibile simili agli originali: la Sala dell'Archivio di Ebla è stata riprodotta creando un modello in polistirolo, usato come base per la creazione della copia in vetroresina, più adatta a riprodurre la muratura in crudo. Tre le ditte autrici di questi capolavori della tecnologia applicata all’archeologia,: Nicola Salvioli, Arte Idea e Tryeco 2.0, le quali hanno lavorato instancabilmente per raggiungere questo risultato strabiliante.

Ma il progetto “Rinascere dalle distruzioni” non si ferma qui: due altorilievi provenienti da Palmira, violentemente danneggiati dalla furia dell'ISIS, dopo la mostra saranno presi in consegna dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per essere restaurati e riconsegnati poi al Museo Nazionale di Damasco.

I reperti archeologici salvati dalla distruzione
I reperti archeologici salvati dalla distruzione

Un progetto importante, di grande rilievo internazionale oltre che di forte valore simbolico, come si legge nella dettagliata e documentata descrizione della mostra:

Le tecnologie contemporanee, sempre più sofisticate, consentono ricostruzioni delle opere e dei monumenti distrutti o danneggiati di impeccabile fedeltà alle situazioni di quelle opere e di quei monumenti al tempo delle distruzioni o dei danneggiamenti. I principi fondamentali cui ci si dovrà ispirare in tali ricostruzioni sono tre: il rispetto della sovranità degli Stati in cui opere e monumenti si trovano; il coordinamento, la supervisione e l’approvazione dell’UNESCO; la più ampia e intensa collaborazione internazionale.

Cultura come identità da ricostruire

L'antico sito di Palmira con il tempio di Baalshmin, distrutto nel 2015
L'antico sito di Palmira con il tempio di Baalshmin, distrutto nel 2015

Lo stesso presidente Mattarella, all'inaugurazione del 6 ottobre, ha spiegato: “La mostra è bellissima, ma il significato è prevalente, è un segno di solidarietà. Dimostra che la cultura non ha confini, è un patrimonio comune, è un segno di civiltà contro l’oscurantismo e anche un segno di speranza. Si può ricostruire quello che l’inciviltà ha distrutto”. “Il Colosseo è il sito più visitato nel nostro Paese da italiani e stranieri” ha poi spiegato il Soprintendente per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma Francesco Prosperetti. “Con Rinascere dalle distruzioni lanciamo un messaggio globale sulla importanza del patrimonio culturale e del suo valore identitario, sulla necessità di proteggerla, curarla, restaurarla, in alcuni casi di ricostruirla”.

633 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views