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I sindacati: “Nestlè vuole cambiare i contratti a tempo indeterminato in altre forme”

Sarebbe questa l’intenzione della multinazionale, che poi ha chiarito in una nota: “Intendiamo confermare i diritti e le tutele del contratto a tempo indeterminato, valorizzando il part time e la flessibilità del tempo di lavoro”. Sindacati in agitazione.
A cura di Davide Falcioni
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Trasformare i contratti a tempo indeterminato in altre forme contrattuali più "flessibili". Sarebbe questa l'intenzione della multinazionale svizzera Nestlè, che avrebbe presentato questa proposta nel corso della trattativa con i sindacati per il rinnovo dell'integrativo. Le organizzazioni dei lavoratori tuttavia hanno duramente protestato e annunciato lo stato di agitazione. A rendere nota la notizia è stato un comunicato congiunto a firma di Fai, Flai e Uila: "Venerdì – scrivono – si è svolto l'incontro per il rinnovo dell'integrativo di gruppo: contrariamente alle consolidate relazioni sindacali e alle esperienze del passato l'azienda ha posto come pregiudiziale la soluzione di alcune problematiche organizzative in tre siti (Perugia, Frosinone, Parma) prima di affrontare la discussione dei punti della piattaforma. La proposta dell'azienda per tre siti risulta impraticabile: trasformare il contratto di lavoro da tempo indeterminato e tempo pieno in altre forme contrattuali per centinaia di lavoratori intaccherebbe i diritti dei singoli dal punto di vista del reddito e previdenziali".

In termini di mercato l'Italia rappresenta per la Nestlè l'ottavo mercato al mondo in termini di fatturato: gli stabilimenti nel nostro paese sono 18 e i lavoratori 5.400, suffivisi tra Sanpellegrino  –  Nestlé Waters, Nestlé Purina Petcare, Nestlé Professional, Nestlé Nutrition, Nestlé Helth Science, CPW (Cereal Partner Worldwide) e Nespresso. L'eventualità di cambiare la tipologia di contratto rappresenta dunque un problema non piccolo, come spiega anche Sara Palazzoli, segretaria Flai Umbria: "Da tre anni la dirigenza Nestlè torna alla carica con ricette diverse per risolvere il problema costituito, dal loro punto di vista, dall'eccesso di dipendenti full time in questa fase di calo produttivo. Prima ha cominciato proponendo il cosiddetto ‘patto generazionale' tra padri dipendenti e figli, poi quest'anno la cassa integrazione. Ora subordina il confronto sull'integrativo alla riorganizzazione del lavoro nei tre siti italiani: una soluzione per noi inaccettabile".

La multinazionale ha replicato ai sindacati smentendo l'intenzione di abolire i contratti a tempo indeterminato, e spiegando che la trattative verte a riorganizzare il modello produttivo alle esigenze di stagionalità del mercato dolciario, al fine di rilanciarne la competitività: "L'Azienda – si legge in una nota – intende confermare i diritti e le tutele del contratto a tempo indeterminato, valorizzando il part time e la flessibilità del tempo di lavoro".

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