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11 Settembre, respinto ricorso per desecretare le ultime 28 pagine del dossier

Le inquietanti rivelazioni contenute nell’ultimo capitolo del rapporto stilato dalla Commissione d’inchiesta parlamentare sull’11 settembre, secretate ai tempi di Bush, non vedranno la luce, nonostante le richieste di due senatori. Per molti trattano dei rapporti finanziari tra Arabia Saudita e Al Qaeda, oltre che della misteriosa presunta spia saudita Omar Al Bayoumi.
A cura di Biagio Chiariello
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E’ un blocco di quasi novecento pagine, 28 però sono in bianco. Secretate. Sarebbero proprio queste ultime a contenere le verità più sconvolgenti sugli attentati dell'11 settembre 2001: l'identità degli autori degli attacchi e i loro potenziali sostenitori. La Casa Bianca però, passando da George W. Bush fino a Barack Obama, ha sempre deciso di censurarle “per ragioni di sicurezza nazionale”. In particolare i documenti nascosti conterrebbero un'analisi dettagliata sul ruolo dell'Arabia Saudita nella protezione e nel finanziamento di Al Qaeda. "In quella parte emergono tutte le complicità, le omissioni e le bugie del governo saudita e di alcune istituzioni finanziarie" è il commento ai giornali e alle tv americani  di chi ha letto la parte mancante del rapporto diffuso dalle commissioni intelligence congiunte di Camera e Senato, meglio noto come “28 pages”, in relazione proprio al capitolo ‘segreto’.

Le 28 pagine segrete sui fatti dell'11 settembre

L'amministrazione Obama avrebbe anche ponderato l’idea di declassificare quelle 28 pagine, a seguito della richiesta dei senatori Kirsten Gillibrand e Bob Graham “Riteniamo che i parenti delle vittime abbiano il diritto di accedere alle informazioni classificate” ha spiegato  Graham in un'intervista a 60 minutes della CBS News. Non sarà così comunque, i documenti resteranno segreti. Lo ha spiegato Porter Goss, co-presidente della inchiesta ed ex direttore della CIA nella stessa intervista.

Secondo il senatore Graham, che era anche presidente della commissione che ha indagato sugli attacchi dell'11 settembre,  l’Arabia Saudita, gli enti caritativi appartenenti alla famiglia reale e protette dalle indagini dall' immunità diplomatica, così come i facoltosi sauditi residenti negli USA, hanno sostenuto i jihadisti responsabili degli attacchi alle Torri Gemelle, al Pentagono e a Shanksville, che hanno provocato 2.974 vittime.

"Non capisco il motivo per cui, sotto l'amministrazione Obama, la Casa Bianca ha mantenuto questi documenti sotto chiave, mentre le prove montano contro l'Arabia Saudita. E non solo queste 28 pagine, ma altri documenti coinvolgono i  sauditi nell'11 settembre. Per me si tratta di una mancanza di rispetto nei confronti del popolo americano non dare loro la piena trasparenza su ciò che il loro governo ha fatto in loro nome, dal momento che questi documenti non rappresentano più un rischio per la sicurezza nazionale. In realtà, credo che [non pubblicare questi documenti] aumenti la nostra vulnerabilità in quanto consente ai sauditi di continuare a immaginare che essi non devono temere alcuna sanzione, mentre formano e supportare le future generazioni di terroristi nelle moschee e nelle scuole coraniche finanziate dall'Arabia Saudita ", ha detto Graham nell'intervista con la CBS News.

Omar Al Bayoumi, la spia saudita

In quelle 28 pagine sembra comparire spesso un nome. Omar Al Bayoumi: sulla carta, impiegato dell'autorità dell'aviazione civile dell'Arabia Saudita, in realtà qualcosa di più. Un personaggio misterioso. Innanzitutto, per un fatto piuttosto inquietante: nel 2000 a San Diego, in California, arrivano due sauditi, Khalid Al Midhar e Nawaq Alhazami, "membri sospetti" di Al Qaeda secondo la CIA. Ad ospitarli è proprio Al Bayoumi. L’agenzia investigativa però non avverte l'Fbi della presenza in America dei due potenziali  terroristi né mette i loro nomi nella cosiddetta "watch list" se non nell'agosto 2001, poche settimane prima degli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono (contro cui si schiantarono proprio Al Midhar e Alhazami).  "Se la collaborazione fra Cia e Fbi avesse funzionato quella sarebbe stata la migliore chance per scoprire le intenzioni di Bin Laden", si legge nelle pagine non secretate del rapporto. Qualcosa in più sulla relazione fra la presunta spia saudita e due dei 19 dirottatori dell’11 settembre potrebbe invece emergere dalla parte segreta. Ora si sa che Al Bayoumi  vive a Riad. Ma nessun funzionario americano ha però potuto incontrarlo o interrogarlo.

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