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I Musei Vaticani lanciano un’app per finanziare i restauri: arte a rischio?

Da oggi è possibile diventare “patroni”, anche se in minima parte, delle opere d’arte contenute nei Musei Vaticani. Sarà possibile, scaricando gratuitamente un’app, donare un contributo per i futuri interventi di restauro ed essere sempre aggiornati sui progressi. La nuova frontiera del mecenatismo 2.0 potrebbe avere innumerevoli vantaggi: primo, quello di salvaguardare con più attenzione i tesori del Museo. Ma non tutti sono d’accordo.
A cura di Federica D'Alfonso
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I Musei Vaticani hanno lanciato una campagna di crowdfunding chiamata "Patrum", con l'intenzione di raccogliere fondi per una serie di imminenti progetti di restaurazione. Il lavoro verrà portato avanti tramite un applicazione, scaricabile gratuitamente dal web. Gli utenti avranno la possibilità di fare donazioni ai Musei Vaticani o semplicemente di rimanere costantemente aggiornati con gli interventi di restauro: "Silver Patron" sarà chi si limita a contribuire ad un piccolo ripristino, mentre "Gold Patron" chi finanzierà individualmente la totalità di un singolo restauro. Il mecenatismo dell'era digitale permetterà a ricchi privati e a chiunque ne abbia le risorse di contribuire al mantenimento di uno dei tesori più preziosi e affascinanti del mondo. Ma c'è chi non è d’accordo: Jonathan Jones, critico d'arte e giornalista del "The Guardian", ha lanciato dalle pagine del quotidiano britannico un'aspra critica contro il progetto. Secondo Jones, iniziative di questo genere sarebbero soltanto atti pomposi di auto promozione che non fanno che ricoprire i musei di ponteggi e chiudere le gallerie senza alcun motivo plausibile. Certo, magari l'idea di venire promosso da "patrono d’argento" a "patrono d'oro" in base a quanti soldi si possono donare, puzza un po' di auto celebrazione fine a se stessa. Ma d'altra parte, la tutela costante dei beni culturali richiede molte risorse che, soprattutto in Italia, stentano a trovare un'autonomia propria: dunque, il ricorso ai privati non sempre potrebbe essere una cattiva idea. Purché, beninteso, dalla salvaguardia non si cada nella speculazione, e a patto che i restauri siano effettuati sempre con un'attenzione primaria per l'opera.

Il progetto "Patrum"

la Cappella Sistina
la Cappella Sistina

Juliana Biondo, responsabile delle iniziative digitali presso l'ufficio dei Musei Vaticani, ha annunciato che l'applicazione metterà insieme "la tecnologia della chat istantanea, la raccolta fondi e la costruzione di una comunità online". Scaricando l'applicazione infatti, si riceve l'accesso ad un servizio di messaggistica di cui fanno parte anche i curatori e i responsabili dell'ufficio organizzativo. Un notiziario divulgato tre volte alla settimana informerà gli utenti dello stato di avanzamento dei progetti di conservazione. Inoltre, l'app permetterà di "sfogliare" le collezioni Vaticane, ammirando i magnifici Michelangelo, Raffaello e Botticelli comodamente da smartphone. Il progetto di crowdfunding mira soprattutto a raccogliere finanziamenti per alcuni interventi di restauro, che includono la ricucitura di un arazzo francese del XVIII secolo e la conservazione di alcuni rotoli cinesi datatati fra XIII e XIV secolo.

Il parere negativo di Jonathan Jones

Jonathan Jones ha lanciato un'aspra critica al progetto dalle pagine del "The Guardian". Senza mezzi termini, il giornalista ha denunciato il fenomeno dei ricchi paperoni che si interessano alle opere d'arte: l'ultima volta che hanno operato un restauro del Vaticano, secondo Jones, gli interventi hanno quasi distrutto la Cappella Sistina. Ma ancora: la nuova applicazione "Patrum" sarebbe nient'altro che elitarismo 2.0, un'operazione inutile che metterà solo in pericolo altri capolavori. Il più grande progetto mai realizzato in Vaticano è stato sponsorizzato dalla "Nippon Television Network Corporation" negli anni '80, per il restauro degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Per un totale di più di quattro milioni di dollari, l'operazione secondo Jones avrebbe quasi distrutto il capolavoro di Michelangelo. Gli affreschi sono ancora impressionanti, ma secondo il giornalista sono stati cancellati troppi "segni del tempo". "Sono fortunato", ha continuato "ad averli visti da bambino prima che fossero ripristinati".

Mi dispiace, ma il restauro è una pericolosa ossessione che ha bisogno di essere ridimensionata. La maggior parte dei progetti di restauro sono atti di pomposa autopromozione, che coprono i musei di ponteggi e chiudono le gallerie per nessun buon fine. Non date soldi al Vaticano per rovinare il suo patrimonio. La polvere è bella.

L'"Ultima cena" di Leonardo

l'Ultima Cena, Leonardo da Vinci
l'Ultima Cena, Leonardo da Vinci

Gli interventi di restauro, è vero, non sempre raggiungono l'obiettivo, né riescono a salvaguardare per intero l'intenzione dell'opera d'arte. Secondo gli esperti, il caso più eclatante a riguardo sarebbe quello dell' "Ultima cena" di Leonardo: durante il restauro, un dettaglio del celebre dipinto sarebbe stato totalmente stravolto. Una manica drappeggiata è stata rimodellata in modo che la mano destra di Cristo ora emerge da un panneggio che poggia sul tavolo, quando invece in entrambe le copie dell'opera fatte dai suoi assistenti, il ​​braccio è dipinto cadendo dietro il tavolo. Confrontando la figura di Cristo restaurato a Milano con delle fotografie precedenti al restauro, si è scoperto un probabile grave travisamento del progetto definitivo di Leonardo. L'originale, contenuto nel refettorio del monastero di Santa Maria delle Grazie, è uno dei dipinti più famosi del mondo. Ma poco della mano di Leonardo sopravvive, in parte a causa della sperimentazione sfortunata delle tecniche di restauro, in parte a causa del tempo e dell'incuria: si racconta che le truppe di Napoleone si divertissero a lanciare pietre e sterco di cavallo sull'opera. I restauri che si sono succeduti negli anni hanno sempre diviso la critica, segno che non c'è unanimità sui limiti e la portata che un intervento del genere deve avere. Forse la critica di Jones è fin troppo aspra e si focalizza più sul carattere "privato" ed indubbiamente elitario dell'iniziativa vaticana, ma non mancano esempi dell'invasività degli interventi di restauro e della poca consapevolezza, a volte, che si ha nel maneggiare opere d'arte di valore (non di certo economico) inestimabile.

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