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“I fiori del male”: volti e memorie di donne in manicomio ai tempi del fascismo

Lettere, diari, fotografie: i volti della “devianza” femminile durante il ventennio fascista, in una mostra foto-documentaria alla Casa della Memoria e della Storia di Roma.
A cura di Federica D'Alfonso
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Donne rinchiuse nell'ospedale psichiatrico di Teramo durante il Regime
Donne rinchiuse nell'ospedale psichiatrico di Teramo durante il Regime

Da oggi 14 settembre, fino al 18 novembre, alla Casa della Memoria e della Storia di Roma sarà aperta la mostra "I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista". L'instancabile lavoro di ricerca che da decenni si porta avanti per recuperare la memoria storica di questi posti senza memoria dà i primi frutti: e permette di entrare in un mondo fino a pochi anni fa nascosto, dissimulato, per fino negato.

La storia degli ospedali psichiatrici giudiziari ha tratti oscuri, ancor di più quando s'incrocia con l'epoca buia del fascismo: l'esposizione intende far luce, con documenti, fotografie, referti medici e lettere, sul destino di migliaia di donne vissute durante il Ventennio e rinchiuse in manicomio dal regime. Vengono esposti numerosi materiali: diari e lettere censurate e rimaste per anni nelle cartelle cliniche, relazioni mediche, appunti e fotografie. Nelle sale, accanto alle immagini, sono riportate le parole delle internate e quelle dei medici che descrivono “anomalie, devianze ed esuberanze” di donne spesso poco più che adolescenti, allontanate dalla società dell’epoca e recluse.

I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista
I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista

Durante il Ventennio fascista infatti, i confini fra “normalità” e “devianza” si allargano pericolosamente, e nelle maglie di questo perverso sistema finiscono anche loro: madri, mogli, figlie, amiche. La devianza femminile si fa espressione dell'inadeguatezza ai ruoli imposti dalla propaganda, e la follia si fa strumento ultimo di repressione e annientamento delle persone non allineate alla “Rivoluzione Fascista”. La malattia diviene oggetto di analisi non finalizzata alla cura, ma al proseguimento di una condizione di isolamento, reclusione e in molti casi, purtroppo, tortura.

In epoca fascista si diffonde anche l'uso dell'internamento per il controllo dei dissidenti politici o dei presunti tali. Pazzia, alcolismo, vagabondaggio, sono le categorie entro le quali il regime imprigiona gli oppositori: gli archivi della polizia e degli istituti psichiatrici testimoniano come, soprattutto dal 1927 in poi, il fascismo utilizzasse il ricovero coatto come arma politica.

I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista
I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista

La maggior parte della documentazione proviene dal Manicomio di Sant’Antonio Abate di Teramo, uno dei più grandi del centro-sud Italia, chiuso definitivamente nel 1998. Il lavoro di ricerca e di valorizzazione condotto su questi materiali ha permesso di recuperare una parte fondamentale della nostra memoria e di restituirla alla collettività.

“Ci è sembrato importante” spiegano i curatori della mostra Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante in una nota “raccontare le storie di queste donne a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio. Alle immagini sono state affiancate le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche”.

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