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I dipendenti pubblici e il blocco dei contratti

Dal Documento di economia e finanza sembra che il rinnovo contrattuale per gli statali sia ancora ben lontano e i sindacati sono sul piede di guerra.
A cura di A. P.
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Mentre si attendono le misure concrete del Governo per l'annunciata riforma dell’amministrazione pubblica, che prevede tra le altre cose il taglio di stipendio ai supermanager statali, cattive notizie arrivano per i dipendenti pubblici. Come rivela Luca Cifoni sul Messaggero, infatti, dal Documento di economia e finanza presentato dall'Esecutivo sembra che il previsto rinnovo contrattuale per gli statali sia ancora ben lontano. Nelle previsioni di bilancio il governo in effetti si limita ad incrementare leggermente le uscite per il personale a partire dal 2018, per la necessità di provvedere all’indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2018-2020. Una situazione che ha messo in allarme i sindacati che ora minacciano battaglia nel caso il Governo non provvedesse in tempi utili. In effetti per il rinnovo contrattuale c'è tempo fino al 2015 , anno in cui scade il termine del blocco degli stipendi deciso nel 2010 e rinnovato con l'ultima legge di stabilità. Se anche questa volta il Governo darà vita ad una proroga si tratterebbe di uno stop di circa un decennio.

"Un ulteriore blocco sarebbe inaccettabile e la nostra risposta non si farebbe attendere" hanno già fatto sapere i segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa promettendo battaglia. In realtà nulla sembra ancora deciso e nello stesso Def il Governo parla di maggiori spese per la voce “redditi da lavoro dipendente”. Una capitolo che però prevede specifici interventi legislativi e adeguate coperture finanziarie che per il momento non ci sono. Per rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici servirebbero dai 2,1 miliardi del 2015, agli 8,6 del 2018, risorse sostanziose e difficili da reperire soprattutto in un momento di crisi come quello che attraversa il Paese.

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