5.294 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

I bambini più generosi? “Sono figli di genitori atei”

Uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology rivela che i bambini più altruisti provengono da famiglie “non religiose”.
A cura di Davide Falcioni
5.294 CONDIVISIONI
Immagine

Siamo stati abituati all'idea che concetti come fratellanza, carità e solidarietà si sviluppino facilmente in famiglie fortemente religiose. In realtà, tuttavia, si tratta di un luogo comune smentito da una ricerca scientifica pubblicata ieri sulla rivista specializzata Current Biology: gli esperti hanno analizzato il rapporto tra religione e prosocialità, ovvero quella gamma di comportamenti che – senza la ricerca di contropartite, favoriscono le altre persone stimolando la solidarietà e l'assistenza. Ebbene, gli esperti sono giunti a tre conclusioni: la prima è che i genitori religiosi considerano i loro figli più sensibili alle ingiustizie e caritatevoli; la seconda che le modalità di trasmissione di valori e pratiche religiose da una generazione all’altra non favoriscono il comportamento altruistico; la terza, e forse la più rilevante, è che una spiccata stimola tendenze punitive e non altruistiche.

Secondo i ricercatori i risultati dell'indagine hanno un importante merito, sfindando la tesi "per cui la religione sia di vitale importanza per lo sviluppo morale, e supportano l’idea che la secolarizzazione del discorso morale non diminuirà la bontà umana ma farà esattamente il contrario". La presentazione del dossier spiega: «Poiché 5,8 miliardi di esseri umani, che rappresentano l’84 per cento della popolazione mondiale, si identificano come religiosi, la religione è senza dubbio un aspetto prevalente della cultura che influenza lo sviluppo e l’espressione della prosocialità".

Curioso che a finanziare lo studio – condotto da Jean Decety, del dipartimento di Psicologia dell’Università di Chicago – sia stata la John Templeton Foundation, organizzazione di ispirazione cristiana che da quasi 30 anni investi nelle ricerche sul rapporto tra scienza e religione. In questo caso lo studio si è servito di 1.170 bambini dai 5 ai 12 anni di sei nazioni diverse: Cina, Canada, Giordania, Turchia, Stati Uniti e Sudafrica. I bambini sono stati divisi in tre gruppi: non religiosi, cristiani, musulmani. Gli studiosi hanno verificato che i genitori di bimbi religiosi ritenevano il loro livello di empatia più alto rispetto agli atei.

In seguito a ogni bambino sono stati mostrati dei filmati che mostravano altri bambini che si spingono e che cadono, in modo intenzionale o no, "chiedendo loro – come spiega il Post – di valutare il livello di “cattiveria” e quello di una possibile punizione per i trasgressori, in base a una scala graduata ma non specifica. Il risultato è che i bambini di famiglie religiose hanno mostrato in media un giudizio più severo, indipendentemente che la spinta fosse stata compiuta volontariamente o meno, e hanno proposto punizioni più severe rispetto a quelle dei bambini di famiglie non religiose. I bambini musulmani si sono dimostrati i più intransigenti".

Per finire è stata posta sotto osservazione la generosità dei bambini: quelli non religiosi si sono dimostrati molto più propensi a fare dei doni rispetto ai bimbi fortemente religiosi. Secondo gli studiosi potrebbe esserci una spiegazione plausibile nel meccanismo di "licenza morale": la religiosità è percepita di per sé come segno di bontà e i praticanti potrebbero essere più egoisti nella vita di tutti i giorni.

5.294 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views