1.029 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

I bambini di Mosul dopo gli anni di terrore dell’Isis “senza emozioni, come dei robot”

I bambini di Mosul sono incapaci di mostrare emozioni, vivono incubi ad occhi aperti e si comportano come “robot”. E’ il drammatico risultato di una ricerca di Save the Children sui danni psicologici patiti dai più piccoli durante il regno di terrore dell’Iris.
A cura di Mirko Bellis
1.029 CONDIVISIONI
Bambini in fuga dai combattimenti a Mosul (Foto: Getty)
Bambini in fuga dai combattimenti a Mosul (Foto: Getty)

Gli scontri brutali e gli anni vissuti sotto l'Isis hanno causato pericolosi danni psicologici ai bambini di Mosul, ad affermarlo è l’ultima ricerca condotta da Save the Children. I piccoli sono così profondamente segnati dai ricordi di estrema violenza patita durante i tre lunghi anni in cui è durato il sedicente Califfato da vivere in una condizione di costante paura per la propria vita, incapaci di mostrare emozioni e afflitti da “incubi a occhi aperti”.

Secondo lo studio, che ha coinvolto i bambini di un campo per sfollati interni a sud di Mosul, la principale causa di sofferenza per i bambini è rappresentata dalla perdita dei loro cari: il 90%, infatti, ha perso almeno un membro della famiglia a causa di morte, separazione durante la fuga o sequestro. Un trauma che, unito alle scene di grave violenza alle quali hanno assistito, dall'omicidio al bombardamento della propria casa, compromette la loro salute mentale. La maggioranza dei bambini – e in particolare il 78% delle bambine – ha raccontato di non riuscire a dormire o di avere incubi, spesso così vividi da tormentarli durante il giorno. Quasi tutti i bambini con i quali gli esperti hanno parlato – continua il rapporto – hanno presentato un comportamento “robotico”, rivelandosi incapaci di giocare o mostrare emozioni. Ad aggravare la situazione – fa notare l’organizzazione umanitaria – sono anche le conseguenze del conflitto sulla salute mentale dei genitori, spesso altrettanto segnati dagli anni di violenza e, quindi, non in grado di offrire conforto ai figli.

“Se venivamo catturati in strada durante la preghiera, potevamo essere frustati. Decapitavano o fustigavano la gente in strada ogni momento e poi appendevano i corpi a bastoni di metallo per giorni”, ha raccontato Jad, 13 anni, agli operatori di Save the Children. Come lui molti hanno detto di aver assistito alla morte di famigliari e di aver visto cadaveri e sangue nelle strade. Altri hanno riportato storie di parenti colpiti da cecchini o da ordigni, oppure esplosi sulle mine durante la fuga.

Quando ai bambini è stato chiesto, nell’ambito della ricerca, di indicare una cosa o una caratteristica personale indesiderata da mettere in una borsa magica per potersene liberare, la guerra, le armi, la tristezza e l’Isis sono state scelte con maggiore frequenza. Quando è stato chiesto loro, invece, di mettere nella borsa magica qualcosa che li avrebbe aiutati a sentirsi meglio, hanno spesso avuto difficoltà nel rispondere. Di quelli che lo hanno fatto, la maggior parte ha scelto la felicità e i cari persi.

Il terrore che i jihadisti possano continuare a fargli del male è diffuso tra i bambini persino nella relativa sicurezza dei campi profughi. “È stato impressionante vedere quanto introversi e chiusi fossero diventati i bambini. Raramente sorridevano. È stata così dura che hanno perso la capacità di essere bambini”, afferma Marcia Brophy, operatrice specializzata in salute mentale per il Medio Oriente di Save the Children. “Il tempo trascorso sotto il controllo dell’Isis e la fuga per salvarsi hanno avuto un prezzo davvero terribile. Questi bambini non guariranno in settimane e neppure in mesi. Avranno bisogno di sostegno per i prossimi anni”, sostiene Brophy.

Con un supporto adeguato – sottolinea il rapporto –la maggior parte dei bambini potrebbe essere in grado di ricostruirsi una vita normale, ma è necessario aumentare l’aiuto psicologico sui più piccoli, per evitare che i danni subiti possano diventare permanenti.  Lo stress tossico – la forma più pericolosa di risposta allo stress – rilevato nei bambini può, infatti, comportare conseguenze gravi non solo per la salute mentale, ma anche per quella fisica, portando all'aumento dell’incidenza di patologie cardiache, depressione, ansia, forme di diabete e abuso di sostanze. “I bambini in fuga da Mosul hanno vissuto molti orrori. Hanno patito fame e abusi dentro alla città. L’impatto di tutto questo sui bambini è chiaro: anche se riescono a sopravvivere restano segnati, spezzati. E al momento questo è il modo in cui ci appare il futuro di Mosul”, spiega Ana Locsin, Direttore di Save the Children in Iraq. “Gli aiuti salva-vita come ripari, cibo e acqua sono cruciali in questa crisi, ma il supporto psicologico per aiutare i bambini a riprendersi deve essere una priorità. Il mondo deve fare di più per riparare il danno”, conclude Locsin.

1.029 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views