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Hong Kong, scontri tra polizia e manifestanti di Occupy Central

I manifestanti chiedono l’introduzione del suffragio universale nelle elezioni del 2017. La Cina ha garantito una riforma in tal senso solo se verranno interrotte le proteste.
A cura di D. F.
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Dopo giorni di scontri e cariche il governatorato di Hong Kong ha disposto il ritiro degli agenti di polizia in assetto antisommossa che fronteggiano i manifestanti nella cosiddetta "Occupy Central", la manifestazione per chiedere un ampliamento della democrazia nell'ex colonia inglese controllata oggi dalla Cina. In cambio del ritiro, le forze dell'ordine hanno chiesto agli attivisti di disperdersi e abbandonare le occupazioni in corso. Ieri il governo di Pechino aveva avvertito il movimento – che chiede libere elezioni e democrazia – di non intendere tollerare comportamenti illegali: al contempo aveva espresso sostegno pieno al governo del territorio che, dal canto suo, aveva garantito ai manifestanti un non ben preciso colloquio sulla riforma elettorale a Hong Kong.

Occupy Central. Le motivazioni della protesta

Ma quali sono le motivazioni della protesta? Come ha ben spiegato China – Files il movimento ha nel mirino le elezioni del 2017, per le quali chiede l'introduzione del suffragio democratico e dell'elezione diretta. Il via alle agitazioni è stato dato da Benny Tai, docente di legge nonché leader dei manifestanti, che dopo aver assicurato per giorni che la protesta non sarebbe esplosa si è convinto a "cavalcare l'onda" ed ha alzato il livello delle richieste quando un'avanguardia di giovani – molti nemmeno maggiorenni – ha dato il via alle occupazioni. Una delle chiavi dei giovani manifestanti è l'approccio non violento: per questo ritengono che la loro forza sia la "superiorità morale derivante dal pacifismo". Un atteggiamento che ha impedito agli attivisti di rispondere alle cariche della polizia e al massiccio uso di gas lacrimogeni e liquidi urticanti.

La richiesta di suffragio universale a Hong Kong

A Hong Kong il Chief Executive” e il consiglio legislativo (LegCo) non vengono eletti tramite suffragio universale, bensì da una commissione di 1.200 persone per lo più nominate dalle corporation: una situazione ereditata dal colonialismo britannico, quando era Londra a indicare chi dovesse ricoprire i ruoli di potere. Pechino di fatto perpetrò questo sistema finché, nel 2007, il Politburo arrivò a promettere una riforma in senso democratico e l'apertura al suffragio universale dal 2017: in questo quadro, a tre anni dalla consultazione, è nato il movimento pandemocratico che chiede la piena realizzazione delle promesse. Appena si è capito che qualcosa non sarebbe andato nel verso giusto è nato Occupy Central, "movimento che minaccia di occupare il quartiere della politica e degli affari, creando così problemi all'establishment di Hong Kong e a Pechino", come spiega China-Files.

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