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Hollande difende Erri De Luca, ma condanna Dieudonné

Il Presidente francese si schiera a favore dello scrittore italiano.
A cura di Charlotte Matteini
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"La Tav va sabotata. Le cesoie sono utili perché servono a tagliare le reti”, dichiarò Erri De Luca all’Huffington Post nel settembre 2013. Per quest’affermazione lo scrittore è stato denunciato dalla società Lyon-Turin Ferroviaire e rinviato a giudizio. Sarebbe istigazione a delinquere, secondo il Pm. Proprio oggi François Hollande ha sottoscritto un appello in difesa di De Luca, dichiarando: "Non voglio intervenire in vicende giudiziarie, ma ciò che posso fare, a nome della Francia, è sostenere sempre la libertà d’espressione e di creazione, e questo vale anche per gli autori, siano essi francesi, italiani o di ogni altra nazionalità, che non vanno perseguiti per i loro testi".

Una presa di posizione netta, in difesa della sacrosanta libertà di espressione, quella del Presidente della Repubblica francese, ma che appare decisamente incongruente alla luce dei fatti. Solo poche settimane fa, per aver scritto su Facebook "Je suis Charlie Coulibaly", il comico francese Dieudonné è stato condannato a due mesi di reclusione per apologia di terrorismo. Ed è successo nella stessa Francia governata dal Presidente Hollande, che difende la libertà di espressione di De Luca con le unghie e con i denti, ma allo stesso tempo condanna un autore satirico per un banale post pubblicato su Facebook. I due casi si somigliano molto, entrambi sono procedimenti penali contro delle opinioni. E c'è chi li trova sensati, anzi sacrosanti. A nulla son serviti i fiumi d'inchiostro versati in difesa della libertà di espressione dopo l'attentato a Charlie Hebdo, a quanto pare. Il problema è sempre lo stesso: è facile difendere chi esprime un'idea che condividiamo, è fin troppo semplice.

Ma la difesa della libertà di espressione presuppone uno sforzo intellettuale non indifferente, che non ammette sconti. Tutelare la libertà di espressione significa difendere il diritto di un individuo a esprimere opinioni che personalmente riteniamo ributtanti. Dev’essere permesso ai Buonanno di dire che i rom sono la feccia della società, ai Dolce e Gabbana di dichiarare che le adozioni gay sono sbagliate, ai Dieudonné di fare battute antisemite, agli Erri De Luca di dire che la Tav va assaltata, ai Luttazzi e Guzzanti di dire che Berlusconi e i suoi elettori sono la causa di tutti i mali. Allo stesso modo, a chiunque dev'essere concessa la possibilità di confutare quelle opinioni e di affermare le proprie ragioni. Anche litigando furiosamente, se necessario.
Ma è il dialogo che ci rende liberi, non la censura giudiziaria delle opinioni.

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