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“Ho ucciso moglie e figlia”, la telefonata choc al 112 dell’omicida di Pordenone

“Pronto, buonasera. Ho ammazzato mia moglie e mia figlia”: queste le prime agghiaccianti parole pronunciate da Abdelhabi Lahmar, il marocchino di 39 anni che ha confessato di aver ucciso la moglie e la figlia a Pordenone.
A cura di Susanna Picone
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“Pronto, buonasera ho ammazzato mia moglie e mia figlia”: inizia così l’agghiacciante confessione di  Abdelhabi Lahmar, il marocchino di 39 anni che martedì notte ha detto di aver ucciso a Pordenone con una accetta la moglie Touria, di 30 anni, e la figlioletta di soli sei anni e mezzo. Subito dopo il duplice omicidio Lahmar ha preso il telefono e ha chiamato il 112 per descrivere quanto aveva appena compiuto. L’operatore che ha risposto alla telefonata delle 2.50 di notte con tranquillità ha preso tempo lasciando in attesa l’uomo. Al telefono si è fatto ripetere più volte quanto l’uomo diceva di aver compiuto e lui più volte ha spiegato di aver ammazzato la moglie e la bambina. Il marocchino ha risposto a ogni domanda del suo interlocutore e ha fornito il suo indirizzo. A un certo punto l’operatore del 112 ha passato la comunicazione ai colleghi del 113, competenti sull'ordine pubblico in quel tratto di città. Anche il secondo operatore, questa volta della Questura, ha richiesto nuovamente i dati al marocchino ma nel frattempo una Squadra della Volante era già praticamente fuori casa dell’uomo, mentre gli esperti della Squadra Mobile, coordinati dal commissario Massimo Olivotto, stavano lasciando la Questura a sirene spiegate.

Ha detto di non ricordare nulla – Nel corso della telefonata alle forze dell’ordine Lahmar ha detto di non sapere il motivo per cui ha ucciso la moglie e la bambina. “Non mi ricordo nulla”, ha spiegato al telefono dicendo di aver utilizzato un coltello e un altro attrezzo di cui, tuttavia, ha detto di non conoscere il nome in italiano. Prima di interrompere la telefonata l’operatore gli ha chiesto, per prendere ancora tempo, il numero di telefono e gli ha detto che stavano arrivando a casa sua. A quel punto l’uomo si è ritrovato di fronte la prima pattuglia a cui si è consegnato senza opporre resistenza. Alle due aggravanti già ipotizzate nei suoi confronti (efferatezza e vincoli di parentela) potrebbe aggiungersi anche la premeditazione considerato che appena rientrato dal Marocco l’uomo aveva acquistato ascia e coltello, oggetti rinvenuti perfettamente nuovi e che avrebbe usato per compiere la mattanza.

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