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Guerriglia a Parigi e Nantes contro il “jobs act”. Manifestanti assediano il Parlamento

Migliaia di manifestanti in corteo contro la riforma del lavoro francese. A Parigi si marcia verso Invalides, a Nantes occupati i binari.
A cura di Davide Falcioni
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La riforma del Lavoro francese è ancora oggetto di tensioni in Francia: dalle prime ore del pomeriggio, infatti, migliaia di manifestanti hanno dato vita a una protesta contro il provvedimento, su cui il primo ministro Manuel Valls ha deciso di porre la questione di fiducia. Il corteo si sta dirigendo adesso proprio verso l'Assemblea nazionale dove i deputati stanno votando la fiducia al governo.

La capitale francese è ancora teatro di una vera e propria guerriglia urbana. I manifestanti stanno sfidando l'ordine di dispersione impartito dalla polizia dopo l'arrivo del corteo di protesta agli Invalides. A gruppetti  e con il volto coperto da passamontagna e caschi, resistono alle cariche della polizia armata di lacrimogeni e proiettili di gomma, quindi ripartono all'offensiva. Il bilancio parla al momento di un manifestante ferito, ma l'intensità degli scontri autorizza a pensare che entro la serata la situazione potrebbe aggravarsi. Ma gli incidenti si stanno verificando anche in altre città, soprattutto Nantes, dove gruppi di giovani imbavagliati hanno occupato la stazione ferroviaria infrangendo alcune vetrine. I media francesi riferiscono di vere e proprie scene di panico fra i passeggeri, che si sono rifugiati nelle sale d'aspetto e sono stati poi evacuati dalla polizia.

Ma le manifestazioni non sono sorte spontaneamente: al contrario, i cortei che animano le proteste in alcune importanti città sono stati convocati dai principali sindacati francesi che da mesi si oppongono fermamente alla riforma. Ma cosa prevede il cosiddetto "Jobs Act" francese? Come con la legge italiana il governo Valls vuole facilitare i licenziamenti economici ed evitare l'intervento dei giudici, dando sostanzialmente maggiore libertà agli imprenditori che intendono "sbarazzarsi" di lavoratori. Altro punto di lotta è quello intorno all'orario di lavoro, oggi fissato in 35 ore settimanali: la riforma prevede un aumento delle ore lavorative e un decremento sostanziale dei bonus per gli straordinari.

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