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Opinioni

Guerra in Siria, cosa farà l’Italia e qual è la posizione del nostro Governo

Come si muoverà il nostro Paese nel caso di una escalation militare in Siria? Quale ruolo avremo, ora che siamo membro membro non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU?
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Il ministro degli Esteri, Alfano, e quello della Difesa, Pinotti
Il ministro degli Esteri, Alfano, e quello della Difesa, Pinotti

“Comprendiamo le ragioni dell’azione militare degli Stati Uniti, che appare proporzionata nei tempi e nei modi. È una risposta a un inaccettabile senso di impunità, nonché un segnale di deterrenza verso i rischi di ulteriori impieghi di armi chimiche da parte di Bashar al Assad. Gli attacchi aerei a Khan Sheikhoun dello scorso 4 aprile sono stati spietati ed efferati, atti vili che l'Italia e l'Unione Europea hanno condannato fermamente e che si sommano alle ripetute violazioni del cessate il fuoco da parte di Assad e delle atroci violenze ai danni dei civili nei confronti dei quali le sue forze armate si sono più volte rese responsabili”. Il primo commento ufficiale rispetto al bombardamento della base militare siriana da parte delle forze statunitensi è del ministro degli Esteri Angelino Alfano. In sostanza, il titolare della Farnesina si schiera al fianco degli USA e sostiene la decisione di Donald Trump di colpire le forze di Assad con il lancio di circa 60 missili, ritenendo il governo di Damasco responsabile del massacro nella provincia di Idlib, che ha provocato la morte di 74 persone. Anche il Presidente del Consiglio Gentiloni ha poi parlato di azione "puntuale e limitata", in risposta a un crimine di guerra, aggiungendo però che la volontà del nostro Paese è quella di agevolare "la strada dei negoziati".

La linea del Governo italiano, quindi, è quella dell’appoggio alla scelta di Trump, giudicata “proporzionata” e tutto sommato utile in proiezione futura. Per quel che riguarda la responsabilità dell’attacco con armi chimiche, la Farnesina non ha dubbi nell’attribuirla ad Assad, respingendo dunque la versione, caldeggiata dalla Russia, secondo cui il gas che ha ucciso 74 civili, fra cui molti bambini, sarebbe stato sprigionato dal bombardamento di un deposito di armi chimiche in possesso dei “ribelli islamisti”. Per Gentiloni, addirittura, l'azione di questa notte potrebbe "non ostacolare, ma accelerare le chance di un negoziato politico per una soluzione duratura della crisi siriana, che è l'unico antidoto serio alle minacce che sono ancora presenti in quell'area".

I fatti di questa notte, dunque, non hanno modificato l’approccio alla questione siriana del nostro esecutivo, che segue l’orientamento emerso dalla Conferenza sulla Siria tenutasi mercoledì a Bruxelles. In tale occasione, però, l’Alto rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini aveva condannato “i responsabili delle violazioni del diritto umanitario e dei diritti umani”, chiedendo che fossero “accertate attraverso i meccanismi appropriati le responsabilità sull’uso di armi chimiche”. Più diretto era stato il ministro degli Esteri del Regno Unito, Boris Johnson, che aveva parlato di “indubbia responsabilità di Assad”, aggiungendo che la sua destituzione sia una precondizione per la transizione democratica in Siria.

La posizione dell’Italia è comunque in linea con quelle espresse anche da Francia e Germania (Gentiloni ha confermato di aver sentito Hollande e Merkel), nonché dalla NATO (che ha parlato di "piena responsabilità di Damasco per quanto successo"), ma risulta particolarmente delicata per una serie di ragioni. Anche non volendo considerare i fattori “geopolitici” e la strategicità della posizione delle basi aeree sul nostro territorio, infatti, l’Italia si troverà a recitare un ruolo di notevole importanza nei prossimi giorni.

Lunedì e martedì è infatti in programma a Lucca la riunione del G7 dei ministri degli Esteri, che si annuncia dunque come un appuntamento infuocato (peraltro sono previste contestazioni da parte del fronte antagonista), con l’Italia che si troverà a giocare un ruolo di primo piano. Inoltre, il nostro Paese da gennaio di quest’anno è membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dunque sarà interessato da un eventuale coinvolgimento dell’ONU nella soluzione del conflitto siriano. Non a caso, nella nota diffusa dalla Farnesina si parla espressamente di “riattivare la piena funzionalità del Consiglio di Sicurezza ONU” al fine di “pervenire all'adozione di una Risoluzione consensuale onde identificare responsabilità e scongiurare nuove atrocità”.

Non è escluso che nelle prossime ore il Governo sia chiamato a riferire in Parlamento, proprio in merito alla linea da seguire nel caso di una escalation del conflitto. Per il momento, vale la pena di ribadirlo, non vi è all'orizzonte l'ipotesi di un interessamento delle nostre forze armate, né l'ingresso in una coalizione internazionale per un intervento (ulteriore) in Siria. Ma è evidente che sul "posizionamento" del nostro Paese, che ovviamente seguirà quello della Ue, si aprirà un lungo e complesso dibattito. Del resto, la “fedeltà alla linea atlantica” non è condivisa da tutte le forze politiche, come mostrano le reazioni di queste ore.

Matteo Salvini, ad esempio, si è schierato apertamente dalla parte di Putin e Assad, parlando della scelta di Trump come di una “pessima idea, grave errore e regalo all’ISIS”. Ancora più radicale la posizione del MoVimento 5 Stelle, con Manlio Di Stefano, Commissione Esteri, che ha criticato l’intervento americano e ha ammonito il Governo italiano a non sostenere concretamente le azioni militari, invitando i cittadini a mobilitarsi: “Io non so cosa succederà nelle prossime 24h, so soltanto che se il Governo italiano dovesse minimamente pensare di collaborare a questo crimine mi troverete sotto Palazzo Chigi ad attendere il Ministro Pinotti e il Presidente Gentiloni, e spero possiate esserci tutti voi con me. Questa gente è pericolosa”.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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