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Guerra in Libia, la lista delle ritorsioni di Gheddafi contro l’Italia

Muammar Gheddafi minaccia l’Italia: le sue armi sono i profughi che dalle coste della Libia potrebbero invadere le coste di Lampedusa, ma anche un arsenale militare composto da armi sconosciute che potrebbero arrivare sul suolo italiano?
A cura di Alessio Viscardi
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Moammar Gadhafi Silvio Berlusconi

La guerra in Libia è cominciata ieri con l'attaccato da parte dei caccia francesi di una colonna di carri armati dell'esercito di Muammar Gheddafi diretti alla roccaforte ribelle di Bengasi, dopo una lunga guerra civile che ha decimato la popolazione del paese. Nel suo discorso in Tv di stamattina, Gheddafi minaccia l'Italia di ritorsioni. Un attacco militare o lo sbarco indiscriminato di profughi a Lampedusa? Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dopo aver voltato le spalle all'alleato Gheddafi, ha dichiarato ieri che il Colonnello non dispone dell'arsenale militare necessario per colpire dalla Libia obiettivi in Italia.

I missili libici non avrebbero una gittata tale da arrivare sul nostro paese. In realtà, molti analisti sostengono che nessuno sappia con precisione di quali arsenali sia dotato l'esercito libico dopo che per decenni Gheddafi ha potuto accumulare armi indisturbato. Il timore è che i missili del colonnello possano colpire Lampedusa e Pantelleria.

Non esiste una lista ufficiale degli armamenti venduti dai paesi occidentali a Muammar Gheddafi nei quarantuno anni del suo regime. Per questo non viene scartata nessuna ipotesi di ritorsione da parte della Libia contro i paesi del Mediterraneo, Italia in primis. Le ambasciate degli stati coinvolti nel raid sono sottoposte a dispositivi di sicurezza aumentati, per timore di attacchi terroristici, ma nessuna intelligence non ha comunicato di azioni progettate sui territori nazionali. La vera paura viene suscitata dalla probabilità di terroristi isolati che decidano di colpire da soli obiettivi sensibili in Occidente.

Il capo della polizia Antonio Manganelli ha firmato in queste ore una circolare indirizzata a prefetti e questori, sollecitando “massima attenzione per gli obiettivi sensibili e soprattutto per le frontiere marittime e terrestri”, convocando in maniere permanente il Comitato di analisi strategica perché siamo di fronte a “una situazione di guerra che può diventare simile all'Iraq e all'Afghanistan però questa volta in un Paese che si trova a poche centinaia di miglia da noi”.

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