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Guerra a Gaza, Snowden: gli Usa armano e spiano per Israele

Da più di dieci anni l’Nsa ha passato denaro e informazioni di prima mano agli operativi israeliani contribuendo alle operazioni militari nella Striscia e nei territori occupati. Al fianco delle spie Nordamericani anche fazioni plaestinesi ed i servizi della Giordania. Amnesty critica l’Amministrazione Obama: Non possono dirsi meri osservatori del conflitto.
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Gli Stati Uniti d'America sono il braccio, gli occhi e le gambe di Israele. L'amministrazione Nordamericana guidata da Barak Obama – si ricordi premio Nobel per la Pace nel 2009 –, è non solo la principale fonte di armamento ed addestramento delle truppe israeliane, ma è soprattutto il grande fratello dello spionaggio internazionale che, attraverso le sue rete di agenzie e collaboratori, permette allo Stato con la Stella di Davide di esercitare un potere assoluto e indisturbato nell'area mediorientale. Il ruolo degli Usa nella gestione delle operazioni militari israeliane, si dirà, è notizia tutt'altro che nuova o inaspettata. Oggi a dare maggiore peso alle denunce circostanziate degli operatori umanitari e delle organizzazioni internazionali quali Amnesty International, che proprio nelle ultime ore ha attaccato il governo nordamericano accusandolo di non avere una posizione terza nel conflitto ma di essere apertamente schierato a favore di Tel Aviv, ci sono le ultime rivelazioni dagli archivi Snowden che, nelle scorse ore, hanno fornito ulteriori pezzi al complicato puzzle della politica estera di Washington.

La rivelazione degli archivi Snowden

“Il governo americano ha per molto tempo fornito un aiuto straordinario ad Israele – scrive il giornalista Glenn Greenwald sul sito The Intercept, colui che dalle colonne del The Guardian e grazie proprio a Snowden ha svelato lo scandalo delle intercettazioni portate avanti dalla Nsa –, dando finanziamenti, armi e strumentazioni tecnologiche che hanno giocato un ruolo di primissimo piano negli attacchi di Israele ai suoi vicini. Le ultime rivelazioni di Snowden dimostrano come grazie proprio alle informazioni fornite dagli Usa, l'esercito israeliano abbia potuto portare a compimento l'ultima operazione militare a Gaza”.
È da più di dieci anni che la Nsa (ovvero la National Security Agency, agenzia governativa Usa che in sintesi si occupa della sicurezza interna attraverso il monitoraggio del territorio) collabora attivamente con l'Unit 8200 (ovvero la l'Unità nazionale israeliana che si occupa dell'intercettazione e analisi dei segnali elettronici nota anche con la sigla di Isnu), non solo fornendo informazioni di prima mano, ma anche versando ingenti somme di danaro agli agenti di Tel Aviv impegnati nelle operazioni di spionaggio in territorio palestinese e in tutto il Medioriente.

In un documento pubblicato da Greenwald, si appura che nel 2004 il dipartimento della Difesa Usa ha pagato 500mila dollari (pari a circa 373mila Euro) in contanti ad operativi israeliani per “propositi non specificati”, mentre si stava provando a mettere su l'operazione “Gladiator”, ovvero un programma finalizzato alla condivisione del materiale frutto delle spionaggio delle due agenzie (operazione che tuttavia non è mai stata realizzata).

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Nel 2009 l'Nsa con le controparti britanniche e canadesi, rispettivamente Gchq (Government Communications Headquarters) e Csec (Communications Security Establishment Canada), hanno fornito all'Unit 8200 informazioni ritenute vitali per la realizzazione dell'operazione “Cast Lead”, ovvero la guerra che infuriò a Gaza tra il 2008 e l'anno successivo, e che portò all'uccisione di oltre mille palestinesi tra civili e militanti politici.

L'attività di spionaggio americana in favore di Tel Aviv, tuttavia, non si è limitata a ciò ma si è caratterizzata anche per l'utilizzo di “talpe” all'interno della comunità palestinese e più in generale in quella araba. Si legge in un documento datato 2008 del Gchq: “Da quando la striscia di Gaza è il centro operativo della popolare organizzazione Hamas e, allo stesso tempo, il luogo dove si scontrano i sostenitori della stessa Hamas, di Fatah, le forze israeliane e le altre fazioni palestinesi, diventa di importanza centrale monitorare quel territorio. Le organizzazioni aderenti al Pasf (Palestinian national security forces, le forze di sicurezza nazionali palestinesi) non sono in se gruppi militari o terroristi e non rappresentano una minaccia per gli Usa o per i loro alleati. Tuttavia alcuni componenti del gruppo Pasf fanno parte di milizie classificate come terroriste dal governo americano. Ora che l'esercito israeliano ha lasciato Gaza, il Pasf rappresenta la migliore opportunità per tenere sott'occhio le violenze nella regione”.

Contributo più che rilevante a tenere sotto osservazione i palestinesi, per conto degli Usa e quindi di Israele, ci sono anche i servizi giordani che attraverso il direttorato interno per la guerra informatica (Ewd) hanno lavorato insieme all'Nsa dagli anni '80 “cooperando su obiettivi altamente strategici di mutuo interesse”.

I timori dell'intelligence Usa su Israele

I floridi rapporti di collaborazione tra Usa e Israele, si pensi che recentemente l'amministrazione Obama ha autorizzato la vendita di una nuova partita di missili aria-terra Hellfire a Tel Aviv, sono tuttavia tutt'altro che sereni e basati sulla reciproca fiducia. Nelle stesse relazioni dell'intelligence Nordamericana si legge infatti che lo Stato con la Stella di Davide rappresenta una seria minaccia sotto numerosi aspetti sia per gli Usa che per la stabilità dell'area (in relazione in particolare alle tensioni con l'Iran). Secondo lo spionaggio di Washington, Israele costituisce un potenziale grande problema come Cina, Russia, Pakistan, Corea del Nord, Venezuela, Francia e Corea del Sud.

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