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Grom: dal sogno di due amici ad azienda globale in soli 12 anni

Unilever compra Grom ma assicura: i fondatori continueranno a gestire il loro business in maniera autonoma. E’ la storia di una startup capace di trasformarsi in pochi anni in un’azienda globale…
A cura di Luca Spoldi
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Un'altra eccellenza del “made in Italy”, in un settore in forte espansione e che attira numerosi investitori come l’alimentare di qualità, la catena di gelaterie (67 i punti vendita aperti sinora in Italia, oltre 400 dipendenti di cui più di 260 a tempo indeterminato) Grom, finisce nel carniere di un “cacciatore” estero, in questo caso il colosso anglo-olandese da 50 miliardi di euro di fatturato Unilever, la stessa per intenderci dei gelati Algida, anche se una nota di Unilever precisa che il business di Grom resterà autonomo e dunque non vi sarebbe nessun rischio che i gusti attentamente scelti da Federico Grom e Guido Martinetti possano finire nei banchi dei surgelati assieme ai gelati industriali a marchio Algida, Carte D’or, Cornetto, Ben & Jerry’s o Magnum.

Federico Grom, anzi, “continuerà a gestire il business dal suo quartier generale di Torino” sottolinea ancora Unilever, il cui business negli ultimi temi ha mostrato qualche incertezza, visto che nei primi sei mesi dell’anno anche se i ricavi sono saliti a 27 miliardi di euro (+12% a cambi correnti, ma solo +1,8% cambi costanti), il risultato operativo è diminuito del 13% a 3,8 miliardi di euro e l’utile netto è calato dell’11% a 2,7 miliardi. Numeri che sembrano aver risentito sia degli alti e bassi dei cambi sia delle incertezze dei mercati emergenti e che hanno portato il gruppo a prendere i primi provvedimenti, in qualche caso spiacevoli come l’annunciato prossimo licenziamento di 150 addetti (sugli oltre mille impiegati) dello stabilimento di Caivano, che guarda caso produce proprio il Cornetto Algida.

Unilever, insomma, punta sulla qualità per recuperare margini e profitti che la sola quantità non sembra più in grado di garantirle, ma la storia che merita di essere ricordata oggi non è tanto quella, nota, del colosso e dei suoi acciacchi, ma quella del piccolo golia italiano, che ha aperto i battenti nel 2003, autentica “startup” prima che di startup iniziasse a parlare anche l’italiano medio, nelle chiacchiere al mattino tra un cornetto e un caffè. L’intuizione dei due amici Guido, enologo trasformatosi in imprenditore, e Federico, ex analista di Pwc, è stata quella di applicare una “ricetta” già sperimentata con successo in un settore, quello alimentare, da Carlo Petrini (fondatore di Slow Food), che ricorda tanto la “passione per l’eccellenza” teorizzata fin dal 1985, in America, da Tom Peters eNancy Austin, e applicarlo a un settore, la gelateria artigianale, estremamente parcellizzato.

In meno di un anno tra il 2002 e il 2003 i due amici aprono la prima gelateria e sono subito un punto di riferimento per tutto il settore: la decisione di lanciare un “gusto del mese” viene imitata in poco tempo da decine di concorrenti, il loro prezzo (2,5 euro per il cono “base”) diventa il prezzo di riferimento a cui gli altri guardano tenendosi di solito poco al di sotto (2 euro in media). La decisione di utilizzare solo materie prime di altissima qualità, prodotte da Mura Mura, 17 ettari a Costigliole d’Asti coltivati a pere, fichi, albicocche, pesche, meloni e fragole nel più totale rispetto della natura con metodo biologico, è però ancora un punto distintivo rispetto ai tanti “imitatori” che, semmai, si chiedono se la qualità potrà mantenersi inalterata al crescere dei volumi.

Rispetto a tante startup che sono poi salite alla ribalta in Italia, Grom non ha fatto neppure uso di particolari finanziamenti da parte dei grandi e piccoli operatori di venture capital operanti in Italia, anzi il capitale fino a un paio d’anni fa vedeva la presenza esclusivamente dei due fondatori, col 45,24% ciascuno, e dei loro alleati industriali, il gruppo Illy col 5% (dal 2011, sulla base di una valutazione all’epoca di 50 milioni di euro per il 100% di Gromart, società cui fa capo la catena di gelaterie) e la giapponese Kabushikigaisha Lemongas Fukuoka col 4,25% (dal 2012, in questo caso sulla base di una valutazione di 52,5 milioni per il 100% dell’azienda).

L’idea era poi di espandersi sia a livello di area geografica (Grom è già presente con 10 punti vendita all’estero con tre negozi a New York, due a Tokyo, uno a Parigi, Osaka e Malibù) sia come gamma prodotti (dopo i gelati sono arrivati i biscotti); ora sarà Unilever a garantire il supporto necessario a far diventare quell’idea una solida realtà, qualità permettendo. A sorridere stasera sono i soci, fondatori e non: la speranza è che in futuro possano esserci altri startupper italiani a poter fare altrettanto.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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